Jack CR Jr et al. (2013)
Amyloid-first and neurodegeneration-first profiles characterize incident amyloid PET positivity.
Neurology. 81:1732-1740.
Questo studio americano della Mayo Clinic stima l’incidenza e caratterizza i profili cognitivi e di neuroimaging associati alla positività alla PET con tracciante per amiloide in un campione di soggetti cognitivamente sani.
Sono stati selezionati 207 soggetti che erano stati sottoposti a due o più scansioni cerebrali (PET con amiloide, con fluorodesossiglucosio e MRI nello stesso timepoint).
Dei 123 soggetti sani che erano amiloide-negativi alla baseline, 26 sono diventati positivi alla amyloid-PET (con soglia fissata a SUVR = 1.4) (amyPET+). Rispetto ai 69 soggetti che sono rimasti negativi all’amyloid-PET in tutti i follow-up, in media questi 26 non differivano per nessuna variabile demografica, cognitiva o di neuroimaging, eccetto che per amyloid-PET (per definizione), e per la connettività resting-state, la quale risultava aumentata alla baseline nel gruppo amyPET+. Inoltre alla baseline, 11 dei 26 soggetti presentavano anomalie della volumetria ippocampale, della FDG-PET o entrambe.
Nel 58% dei casi (15/26), il cambiamento in amyPET+ si è verificato prima delle anomalie alla FDG-PET ed all’atrofia ippocampale. Tuttavia, il restante 42% (11/26) di soggetti amyPET+ mostrava evidenze di neurodegenerazione prima della presenza di amiloidosi. Questi 11 soggetti potrebbero essere coloro che hanno combinazioni di preesistenti patologie non-Alzheimer e di neurodegenerazione mediata da tau, che solo in una seconda fase sono entrati nella cascata dell’amiloide.
Questi risultati suggeriscono che sia l’amiloidosi che la neurodegererazione possano essere il primo biomarcatore alterato che conduce allo stadio preclinico della malattia di Alzheimer.