Sánchez-Juan P. et al. (2013)
Practical utility of amyloid and FDG-PET in an academic dementia center.
Neurology.

Gli Autori hanno condotto uno studio retrospettivo su 140 pazienti con disturbo cognitivo lieve (MCI) ed età media di 65 anni, per studiare l’impatto dei dati di imaging molecolare sulle decisioni cliniche. I soggetti erano stati reclutati all’interno di uno studio di ricerca ed erano stati sottoposti a PET con 18F-FDG e con 11C-PiB, oltre ad una valutazione clinica pre- e post- esame PET. Sono state esaminate le differenze sulla diagnosi clinica posta prima e dopo le scansioni PET, oltre che sui piani terapeutici per la malattia di Alzheimer (AD). I risultati dimostrano che la concordanza tra i risultati delle PET e la diagnosi posta alla baseline è molto alta (11C-PiB 84%, 18F-FDG 82%). La diagnosi iniziale è stata cambiata per 13 pazienti su 140, ma per 5 di essi (38%) vi era un dilemma diagnostico prima della scansione. Le modifiche alla terapia erano più frequenti nei casi di discordanza tra la diagnosi clinica ed i risultati alla 11C-PiB, mentre ciò non si verificava per la discordanza con 18F-FDG. Entrambe le metodiche PET mostravano un alto accordo con la diagnosi autoptica (11C-PiB: 96%; 18F-FDG: 91%). Quello che si evince da questo studio è che la PET ha un effetto moderato sull’outcome clinico diagnostico. La diagnosi clinica viene modificata più frequentemente quando il dato alla 11C-PiB è discordante piuttosto che quando la discordanza è con il dato 18F-FDG; inoltre questa discordanza ha un’influenza maggiore sulla diagnosi che sul cambiamento terapeutico.

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