Mielke MM et al. (2012)
Indicators of amyloid burden in a population-based study of cognitively normal elderly.
Neurology. 79:1570-1577.

È ormai risaputo che la patofisiologia della malattia di Alzheimer (AD) inizia decadi prima dello sviluppo dei sintomi clinici. Il fallimento di molti clinical trials in pazienti con AD sottolinea l’importanza dello sviluppo di terapie farmacologiche in fase pre-clinica di malattia. L’identificazione di individui che presentano amiloidosi cerebrale (Abeta+) potrebbe essere fondamentale per lo sviluppo di farmaci con efficacia terapeutica.
Pertanto screening non invasivi ed economici in grado di identificare coloro che sono Abeta+ potrebbe ridurre i costi di screening dei trial farmaceutici. 483 individui cognitivamente integri dai 70 ai 92 anni si sono sottoposti ad una tomografia ad emissione di positroni con composto di PittsburghB (PIB-PET) per la misurazione del carico di amiloidosi cerebrale. Di questi il 74% ha mostrato Abeta+ con valori di PIB >1.4 ed 1.5. Attraverso dei modelli di regressione multivariata è stato possibile identificare quali caratteristiche cliniche possano essere facilmente associate ad Abeta+. I risultati hanno mostrato come età, sesso, familiarità per la malattia, disturbo soggettivo di memoria e la presenza del genotipo APOEε4 siano in grado di predire il rischio di Abeta+. Nello specifico l’età e la presenza di APOEε4 sono i migliori predittori per la presenza di Abeta+. Inoltre, per strutturare un clinical trial, la sola presenza di APOEε4 riduce il numero di soggetti ad alta probabilità di avere PIB>1.5 a 100. Questi dati suggeriscono che misure non invasive e poco costose potrebbero significativamente ridurre il numero di individui cognitivamente integri da includere all’interno di sperimentazioni farmacologiche per AD.

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