Chan WFN et al. (2012)
Male Microchimerism in the Human Female Brain.
PlosOne. 7: e45592.
Le microchimere – cellule con patrimonio genetico diverso da quelle del resto dell’organismo che le ospita, comunemente cellule fetali trasmesse alla madre durante la gravidanza – sono state rilevate in molti organi umani (tiroide, pelle, polmoni), ma mai prima d’ora nel cervello. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Washington, Seattle, guidati da Lee Nelson ha esaminato campioni del cervello di 59 donne morte in età compresa tra 32 e 101 anni, e nel 63 per cento dei soggetti è stato rilevato microchimerismo maschile, distribuito in diverse regioni del cervello (neocorteccia, ippocampo, cervelletto, midollo spinale) e potenzialmente persistente per tutta la durata della vita umana (la donna più anziana nella quale è stato trovato Dna maschile aveva infatti 94 anni). Di queste 59 donne, 26 erano morte senza malattie neurologiche, mentre 33 avevano avuto la malattia di Alzheimer e in queste ultime il fenomeno del microchimerismo era ridotto. Inoltre, il Dna maschile, nei casi in cui era presente nelle donne con AD, era meno concentrato nelle regioni cerebrali maggiormente coinvolte nella malattia di Alzheimer. Tali risultati confermano la probabilità che le cellule fetali attraversino la barriera emato-encefalica umana. Sebbene la relazione tra microchimerismo cerebrale e stato di salute richieda ulteriori approfondimenti, questo studio suggerisce che le microchimere di origine fetale potrebbero avere un significativo impatto sulla salute della madre. Infatti, altre ricerche hanno rilevato un effetto protettivo del microchimerismo rispetto allo sviluppo di alcune malattie autoimmuni, come ad esempio l’artrite reumatoide. Per quanto interessante, attualmente il significato biologico del microchimerismo in relazione all’Alzheimer necessita di ulteriori indagini.