Ijsselstijn L. et al. (2011)
Serum Levels of Pregnancy Zone Protein are Elevated in Presymptomatic Alzheimer’s Disease.
J Proteome Res. 10:4902-4910.

Così l’Economist ha ultimamente recensito un interessante lavoro che apre la speranza per la cura della Demenza di Alzheimer, almeno nelle donne:

Attualmente non esiste una cura per la demenza di Alzheimer (AD), è tuttavia possibile rallentarne il decorso attraverso i farmaci più conosciuti e approvati, soprattutto se questi vengono somministrati nelle fasi più precoci delle malattia. Purtroppo, però la malattia viene diagnosticata, e quindi curata, solo quando compaiono i primi sintomi, forse troppo tardi per ottenere i benefici dalla terapia. Sarebbe quindi utile disporre di un semplice e affidabile test per la diagnosi precoce dell’Alzheimer da somministrare a tutti i soggetti di età superiore ai 65 anni circa, prima che compaiano i primi deficit di memoria. Theo Luider e i suoi colleghi della Erasmus University Medical Centre di Rotterdam, in un lavoro appena pubblicato sul Journal of Proteome Research, hanno descritto i risultato del loro studio sulle proteine che potrebbero predire l’insorgenza della malattia di Alzheimer (AD) e sembra abbiano trovato un test per la diagnosi precoce dell’AD, ma solo nelle donne. Sono stati usati i dati di uno studio a lungo termine, iniziato nel 1995 con più di 1.077 persone in buona salute di età compresa tra 60 e 90 anni, sottoposte a indagini neurologiche e cognitive, esami fisici, di imaging cerebrale e del sangue. Durante i primi dieci anni di studio, 43 dei volontari hanno sviluppato il morbo di Alzheimer. Quando il dottor Luider ha confrontato i campioni di sangue di queste 43 persone con campioni provenienti da altri volontari, appaiati per sesso ed età, che non avevano sviluppato il morbo di Alzheimer, ha trovato che i livelli di una sostanza chiamata pregnancy zone protein (PZP) erano insolitamente alti (quasi il 60% superiori), prima ancora che sintomi comparissero, in alcuni dei soggetti che sviluppavano successivamente la malattia. Queste persone erano tutte donne. Negli uomini infatti i livelli della proteina erano rimasti immutati. La ragione di questo curioso risultato sembra risieda nel fatto che l’espressione della pregnancy zone protein sia fortemente associata alle placche cerebrali tipiche della malattia di Alzheimer. Questa proteina è stata trovata su sezioni di tessuto cerebrale di pazienti AD deceduti, di entrambi i sessi. Presumibilmente, però nelle donne la pregnancy zone protein si esprime maggiormente che negli uomini. Si tratta di dati da confermare, tuttavia questo risultato indica che almeno per le donne, si potrebbe presto essere in grado di dire se e quando svilupperanno la malattia e quindi intervenire tempestivamente.

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