Gill SS et al. (2009)
Syncope and its consequences in patients with dementia receiving cholinesterase inhibitors: a population-based cohort study.
Arch Intern Med. 169:867-73. 

È noto che gli inibitori dell’acetilcolinesterasi (AchI) possono rallentare la conduzione cardiaca tramite l’aumento del tono vagale e sono, infatti, controindicati nei pazienti con bradicardia spiccata e blocco atrio-ventricolare. Anche in pazienti privi di queste controindicazioni, tuttavia, la bradicardia, la sincope ed eventi correlati come l’impianto di pace-maker e le cadute, possono rappresentare importanti effetti collaterali della terapia con AchI, anche se non sono stati riscontrati con particolare frequenza nei clinical trial sugli AchI verosimilmente a causa della bassa numerosità dei gruppi di pazienti arruolati e della tendenza dei clinical trial ad arruolare pazienti con bassa comorbilità. Un recente studio di popolazione retrospettivo ha esaminato i dati di quasi 20.000 soggetti con demenza residenti al domicilio trattati con AchI (per la maggior parte donepezil) e li ha confrontati con circa 60.000 soggetti con demenza non trattati, relativamente alla frequenza di eventi avversi sincope-correlati. I due gruppi avevano un’età media di 80 anni e non differivano per comorbidità cardiache (in entrambi i gruppi circa il 40% aveva coronaropatia e un quarto fibrillazione atriale). I risultati hanno dimostrato che i soggetti in terapia con AchI hanno un rischio significativamente aumentato di avere ricoveri per bradicardia (HR 1.7), impianto di pace-maker (HR 1.5) e fratture del femore (HR 1.2), anche nelle analisi aggiustate per comorbidità. Lo studio suggerisce la necessità di fare sempre un attento bilancio del rapporto rischio-beneficio prima di iniziare un trattamento con AchI.