A cura di Sara Gipponi
Desire for predictive testing for Alzheimer’s disease and impact on advance care planning: a cross-sectional study.
Meera Sheffrin, Irena Stijacic Cenzer and Michael A. Steinman.
Alzheimer’s Research & Therapy (2016); 8:55. DOI 10.1186/s13195-016-0223-9
L’accumulo della proteina beta amiloide a livello cerebrale rappresenta una caratteristica centrale della malattia di Alzheimer (AD) e sembra avere un ruolo significativo nella sua insorgenza ed evoluzione. È noto che questa proteina si sviluppa nel cervello numerosi anni prima della comparsa dei primi evidenti disturbi cognitivi. L’indagine di biomarcatori specifici, attraverso test genetici o tecniche di neuroimmagine, potrebbe essere un valido metodo per predire accuratamente lo sviluppo della demenza. Questi test predittivi potrebbero orientare pazienti e familiari nella pianificazione del futuro e stimolarli a migliorare, fin da subito, il proprio stile di vita (dieta sana, più esercizio fisico, etc.). Nonostante il grande interesse della popolazione a queste tecniche predittive, oggi tali test non sono disponibili su larga scala e non è noto se gli anziani sarebbero disposti a eseguirli e quali sarebbero le ripercussioni del loro esito sul comportamento e sulla gestione del futuro. Uno studio americano ha cercato di dare risposta a tali interrogativi, intervistando 874 persone con almeno 65 anni. Nel complesso, il 75% farebbe un ipotetico test predittivo dello sviluppo della malattia di Alzheimer. Le persone più restie a sottoporsi al test sembrano essere gli intervistati più giovani (età minore di 75 anni). Relativamente alla progettazione futura, l’81% ha riferito che, se avesse la certezza di sviluppare la AD, probabilmente pianificherebbe la gestione delle sue cure e l’87% ha riferito che discuterebbe tale piano con i propri cari. Ad oggi, solo il 15% degli intervistati ha pianificato la gestione del futuro. Il fatto, dunque, di essere consapevoli che si svilupperà la malattia e di conoscere il suo decorso potrebbe favorire un dialogo costruttivo tra paziente e professionista, permettendo al malato di fare scelte personali ed esprimere i suoi desideri prima che si manifesti la malattia.
Potete trovare l’articolo originale al seguente link:
https://alzres.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13195-016-0223-9