A cura di Ilaria Passeggia
The Relationship Between “What We Believe” and “How We Care” Among Daughters Caring for a Parent With Dementia.
Chen CK, Clayton K, Chodosh J.
American Journal of Alzheimer’s Disease & Other Dementias. 2017 Mar;32(2):90-95. doi: 10.1177/1533317517689875. Epub 2017 Jan 24.
Spesso l’insorgere della demenza ha conseguenze non solo sul malato, ma anche sull’intero sistema familiare. Il caregiver, ossia chi si prende cura della persona malata, di fronte alle progressive prove che la demenza richiede di affrontare, può sperimentare stress ed emozioni negative quali irritabilità, ansia e senso di colpa. Tutto ciò si ripercuote sulle interazioni con il proprio caro e sulle sue reazioni emotive.
Uno dei fattori che potenzialmente influenza questi vissuti è l’attribuzione causale data al comportamento del malato, in particolare in riferimento a quei problemi o difficoltà che vengono letti come controllabili o meno dal paziente stesso. Un recente studio ha indagato la relazione tra tali spiegazioni causali, riportate da 77 figlie di pazienti con demenza, e i vissuti emotivi da esse esperiti. I risultati hanno dimostrato che maggiore è la tendenza a credere che il proprio caro possa controllare il comportamento problematico connesso alla demenza, più sono frequenti conflitti relazionali e alti livelli di stress. Il fatto, cioè, di credere che il malato si comporti in un certo modo volontariamente, magari per attirare l’attenzione o esasperando un livello minimo di difficoltà, diminuisce la tollerabilità verso tali comportamenti e aumenta l’irritabilità e gli scontri familiari. Diventa allora fondamentale comprendere cosa le figlie, e in generale tutti i caregiver, pensino riguardo quanto manifestato dal proprio assistito per capire la strategia d’intervento più utile ad evitare che tale attribuzione influenzi negativamente il loro stato emotivo e l’esacerbazione del comportamento problematico da parte del paziente. Lo studio sottolinea la necessità di implementare interventi volti a spiegare ai caregiver le fasi della malattia e i cambiamenti associati in modo da aiutarli ad interpretare i sintomi come difficoltà connesse alla demenza e non come gesti volontari del proprio caro, agevolando così il mantenimento di interazioni positive.
Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28116927