A cura di Federica Ribaldi
Cognitive and neuroimaging features and brain β-amyloidosis in individuals at risk of Alzheimer’s disease (INSIGHT-preAD): a longitudinal observational study.
Dubois B, Epelbaum S, Nyasse F, Bakardjian H, Gagliardi G, Uspenskaya O Houot M, Lista S, Cacciamani F, Potier MC, Bertrand A Lamari F, Benali H, Mangin JF, Colliot O, Genthon R, Habert MO, Hampel H; INSIGHT-preAD study group.
Lancet Neurol. 2018 Feb 27. doi: 10.1016/S1474-4422(18)30029-2. [Epub ahead of print]
Il disturbo soggettivo di memoria (SCD), caratterizzato da lamentele riguardo le proprie capacità di memoria in assenza di disturbi cognitivi obiettivi, sembrerebbe essere associato ad aumentato rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer (AD). Nella fase preclinica, i molteplici fattori di rischio per l’AD interagiscono tra loro aumentando la probabilità di sviluppare la malattia. Tra questi, l’amiloidosi cerebrale è un requisito necessario per lo sviluppo clinico di AD. Conoscere i fattori di rischio e i marcatori dell’AD diviene fondamentale al fine di una diagnosi precoce e dello sviluppo di interventi preventivi. Una ricerca condotta dal gruppo di ricerca francese del Prof. Dubois, ha valutato l’associazione tra lo stato di amiloidosi, i marcatori dell’AD e la progressione clinica e cognitiva in soggetti sani con SCD. Sono stati arruolati 318 partecipanti tra i 70 e gli 85 anni, sottoposti a risonanza magnetica cerebrale, tomografia ad emissione di Positroni (PET, con Fluoro-deossi-glucosio e per la proteina amiloide, Amy-PET) all’inizio dello studio e dopo 24 mesi, e prelievo ematico. Tutti i partecipanti sono stati seguiti con valutazioni cliniche e cognitive semestrali. In base all’esito della Amy-PET solo il 28% del campione è risultato positivo all’amiloide (Aβ+). I soggetti Aβ+ erano più anziani e più frequentemente portatori dell’allele APOE ɛ4 rispetto agli Aβ-. Altre differenze tra i due gruppi non sono state riscontrate, ad esclusione dell’ippocampo destro che sembra essere associato alla positività all’amiloide all’inizio dello studio. Inoltre, solo il 2% è progredito ad AD prodromico nell’arco di 24 mesi. Tali soggetti, tutti Aβ+, all’inizio dello studio presentavano un alto carico di amiloide, lievi disfunzioni esecutive e, 3 di 4, erano portatori dell’allele APOE ɛ4. L’assenza di differenze nelle lamentele di memoria tra Aβ+ e Aβ- suggerisce inoltre che l’avere SCD non è un forte candidato come marcatore di AD preclinico. In conclusione, la conoscenza dello stato di amiloidosi non è sufficiente per predire la progressione ad AD di un individuo. Tuttavia, follow-up più lunghi sono necessari per confermare l’interpretazione dei risultati del presente studio.
Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29500152