A cura di Sara Gipponi

Prevention of late-life dementia: what works and what does not.

Tipton PW, Graff-Radford NR.

Pol Arch Intern Med. 2018 May 16. doi: 10.20452/pamw.4263. PMID: 29768391 DOI: 10.20452/pamw.4263

Con i progressi nel trattamento e nella prevenzione delle malattie si è assistito globalmente all’invecchiamento della popolazione e ad una crescente prevalenza di patologie correlate all’età, come la demenza. Per questa condizione attualmente non esistono cure, pertanto vi è un’enfasi sempre maggiore sulle strategie da attuare per prevenirla. In questa revisione della letteratura sono stati esaminati i fattori che potrebbero favorire lo sviluppo di una malattia (fattori di rischio) e quelli che potrebbero contrastarla (fattori protettivi) al fine di chiarire quali potrebbero giocare un ruolo importante nella prevenzione di questa patologia e di fornire alcune raccomandazioni. I fattori di rischio sono di due tipi: non modificabili (es. sesso, genetica, età …) e modificabili (es. dieta, istruzione, attività, abitudini …). È su questi ultimi che si può e si deve agire! È noto che un basso livello di istruzione, deficit alla vista o all’udito, ipertensione, obesità, fumo, depressione, inattività fisica, isolamento sociale e diabete mellito siano associati ad un maggior rischio di demenza. Pertanto, nonostante la mancanza di dati definitivi, è possibile raccomandare alcune attività associate ad una buona salute cerebrale e ad un miglior benessere generale: seguire una dieta corretta e mantenere un peso equilibrato, fare esercizio aerobico regolare (almeno due ore e mezza a settimana), tenersi attivi cognitivamente e imparare nuove abilità (parole crociate, puzzle …), mantenere rapporti sociali vivi e attivi e una solida rete di supporto, tenere sotto controllo ipertensione e colesterolo, non fumare, compensare i deficit sensoriali utilizzando occhiali e apparecchi acustici, evitare l’uso di alcolici  e trattare la depressione e l’ansia. La crescente prevalenza di casi di demenza aumenta l’urgenza di trovare strumenti efficaci di prevenzione e cura. È auspicabile, quindi, che i risultati di altri studi futuri possano migliorare le strategie protettive contro questa patologia e trovarne una cura.

 

Potete trovare l’articolo originale al seguente link:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29768391