A cura di Elena Rolandi

 

Estimation of lifetime risks of Alzheimer’s disease dementia using biomarkers for preclinical disease.

Brookmeyer R, Abdalla N.

Alzheimers Dement. 2018 Aug; 14(8): 981-988. doi: 10.1016/j.jalz.2018.03.005. Epub 2018 May 22.

 

Negli anni recenti si è assistito ad un considerevole aumento di ricerche sull’identificazione precoce dei segnali di patologia di Alzheimer tramite biomarcatori, anche in assenza di disturbi cognitivi (fase preclinica). Tuttavia, considerato il lungo periodo preclinico della patologia e l’alto tasso di mortalità nella popolazione anziana, è possibile che una persona cognitivamente integra, che risulta positiva ai biomarcatori di Alzheimer, non sviluppi demenza di Alzheimer nel corso della vita.  Scopo del presente studio è stato quello di calcolare il rischio di sviluppare demenza di tipo Alzheimer nel corso della vita, in base a età, genere e positività ai biomarcatori di amiloidosi (A+) e/o neurodegenerazione (N+). Gli autori hanno quindi testato un modello multi-stato di progressione della malattia in cui erano previsti due distinti percorsi dalla normalità alla demenza: (i) uno coerente con l’ipotesi dell’amiloidosi come precursore di neurodegenerazione (ii) uno alternativo in cui la neurodegenerazione precede l’amiloidosi o si presenta in modo isolato.                                                                                                                                                                                                                               I dati sui tassi di transizione da uno stadio di patologia all’altro sono stati ricavati da studi di coorte precedenti che riportassero la positività ai biomarcatori in campioni preclinici (Jack et al., The Lancet Neurology 2016) e prodromici (i.e con deficit cognitivo lieve/MCI; Vos et al., Brain 2015). Sono stati inoltre ricavati i tassi di mortalità negli Stati Uniti nel 2014, stratificati per età e genere. Il rischio di sviluppare demenza di Alzheimer variava considerevolmente in base a età, genere e stadio di malattia. In particolare, le donne avevano un rischio maggiore degli uomini e, all’aumentare dell’età, diminuiva il rischio di sviluppare la malattia (coerentemente con l’aumento del tasso di mortalità). I pazienti MCI A+N+ mostravano un alto rischio di sviluppare la malattia in tutte le fasce di età, che rimaneva superiore al 50% fino agli 85 anni.                                                                                                                                                                                                                         Tali risultati possono essere utili per fornire al singolo paziente indicazioni di tipo prognostico e di rilevanza clinica in base al profilo dei biomarcatori, allo stato cognitivo e alle caratteristiche socio-demografiche. Inoltre, possono fornire spunti interessanti per formulare linee guida per lo screening, identificando gruppi di persone per cui un approfondimento tramite i biomarcatori può essere più utile e informativo.

 

Per maggiori dettagli:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29802030