A cura di Giulia Quattrini
Hellmuth J, Rabinovici GD, Miller BL.
The Rise of Pseudomedicine for Dementia and Brain Health.
JAMA. 2019; 321(6): 543-544.
L’incremento della prevalenza della malattia di Alzheimer (AD) in assenza di efficaci strategie di prevenzione e cura ha prodotto un aumento della preoccupazione circa il rischio di sviluppare demenza. In un recente articolo pubblicato sulla rivista JAMA, un gruppo di ricercatori dell’Università di San Francisco ha sottolineato come stiamo assistendo alla preoccupante ascesa della cosiddetta pseudomedicina, ovvero un insieme di interventi promossi come scientificamente fondati ma che in realtà mancano di dati relativi all’efficacia. Nel contesto delle malattie neurodegenerative, un esempio molto comune è rappresentato dalla promozione di integratori alimentari per migliorare l’attività cognitiva e la salute cerebrale. Tuttavia, al momento non vi sono evidenze che i supplementi dietetici siano in grado di prevenire il declino cognitivo o la demenza ma, al contrario, possono essere essi stessi dannosi in quanto non sottoposti ai rigorosi controlli previsti per la sperimentazione di nuovi farmaci. Altri esempi sono gli interventi volti a colpire alcune cause non dimostrate delle patologie neurodegenerative, come i metalli tossici o l’esposizione alle muffe, o i protocolli “innovativi” che in realtà ripropongono trattamenti già ampiamente diffusi ma inutilmente arricchiti da integratori alimentari. Si può obiettare che la pseudomedicina offra comunque una speranza ai pazienti affetti da malattie non curabili; va invece ribadito che questi interventi non apportano alcun beneficio medico, oltre ad essere eticamente discutibili. Come sottolineato dal Prof. Frisoni in un commento all’articolo dei ricercatori californiani, è necessario incoraggiare la promozione degli interventi la cui efficacia è stata dimostrata dai dati scientifici. Se da un lato il paziente con demenza non può essere curato ma “solo” trattato, dall’altro è necessario prendere coscienza del fatto che solo gli interventi basati su solide evidenze scientifiche posso avere un impatto effettivo sulla qualità della vita del paziente.
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