A cura di Sara Gipponi

Telling a “good or white lie”: The views of people living with dementia and their carers.
Casey D, Lynch U, Murphy K, Cooney A, Gannon M, Houghton C, Hunter A, Jordan F, Smyth S, Felzman H, Meskel P.
Dementia (London). 2019 Feb 25:1471301219831525. doi: 10.1177/1471301219831525. [Epub ahead of print].

Si stima che attualmente nel mondo 50 milioni di persone soffrano di demenza e che tale cifra sia destinata ad aumentare fino a raggiungere i 152 milioni entro il 2050. Con il progredire della malattia, la percezione della realtà del malato può confondersi con i ricordi di un periodo precedente della sua vita e questi ricordi possono diventare la realtà odierna della persona. Pertanto, un sintomo comune delle persone che hanno problemi di memoria o demenza è il chiedere spesso dei loro cari che sono già morti o il fare affermazioni non corrette. In queste situazioni chi si prende cura di loro (caregiver) si trova ad affrontare un dilemma: correggere il malato dicendo la verità o dire una bugia e dargli corda rispetto alle sue convinzioni non veritiere? Per capire cosa sia meglio fare, alcuni studiosi hanno intervistato 14 persone con problemi di memoria e 18 caregiver. Tutti gli intervistati hanno condannato l’utilizzo della menzogna con l’intenzione di ingannare e fare del male; tuttavia, raccontare una bugia a fin di bene, ovvero per alleviare la sofferenza, per tranquillizzare il malato o aumentare il suo benessere, è considerata la soluzione più accettabile in alcune situazioni di disorientamento e agitazione. Ovviamente l’intenzione della bugia deve essere buona, il caregiver dovrebbe conoscere molto bene il malato ed essere consapevole delle sue preferenze. Inoltre, i caregiver riconoscono che l’utilizzo della strategia del “mentire a fin di bene” potrebbe essere utilizzata anche da alcuni professionisti sanitari, ovviamente se conoscono bene il loro paziente e se hanno concordato con i familiari l’utilizzo di tale strategia.
Ad oggi non esistono linee guida su se e come utilizzare le bugie nella comunicazione con il malato di demenza; sarebbe opportuno, perciò, chiarire i bisogni rispetto ad una loro implementazione nella pratica clinica in modo da svilupparle in base alle necessità e alle richieste sia del malato sia di chi se ne prende cura, il familiare e/o il personale medico e sanitario.

 

Potete trovare l’articolo originale al seguente link:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30803272