A cura di Evita Tomasoni

Creating a personal music playlist to help treat dementia.
Ranscombe P.
Lancet Neurol. 2019 Jun 7doi: 10.1016/S1474-4422(19)30186-3

È stato recentemente riportato sulla prestigiosa rivista internazionale The Lancet Neurology un interessante discorso, tenuto lo scorso aprile al Festival della Scienza di Edimburgo, sulla relazione tra demenza e musica e sulla possibilità di utilizzare quest’ultima come intervento non-farmacologico. Durante la conferenza sono state mostrate immagini di scansioni cerebrali per spiegare che l’ascolto della musica attiva diverse aree del cervello, incluse le aree non colpite dalla demenza. In particolare, la corteccia prefrontale sarebbe la porzione cerebrale in cui musica, emozione e memoria autobiografica si uniscono, e proprio questa è una delle ultime parti del cervello ad essere danneggiate dalla malattia di Alzheimer. È da tale presupposto che durante la conferenza è stato presentato il lavoro che sta conducendo dal 2013 l’ente britannico di beneficenza Playlist for life che ha l’obiettivo, attraverso il programma Music Detective, di incoraggiare le famiglie a parlare con i loro parenti per scoprire quali brani musicali hanno per loro significati speciali e suscitano ricordi felici. Idealmente, i membri dell’associazione suggeriscono di creare tali playlist prima che un individuo possa sviluppare demenza perché diventa molto più difficile farlo successivamente. È noto in letteratura che grazie alla musicoterapia si possono ridurre agitazione e comportamento aggressivo nei pazienti con demenza e sembrerebbe sia possibile farlo soprattutto grazie alla musica che è stata parte della vita di ognuno. Infatti, per tutti noi la musica può avere significati speciali, suscitare ricordi, scatenare emozioni molto forti e farci rivivere momenti felici. Il relatore della conferenza ha concluso il suo intervento affermando: «Abbiamo tutti una colonna sonora della nostra vita. Quella musica è qualcosa che la demenza non può distruggere».

Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31189501