Uno studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista British Medical Journal ha osservato l’incidenza della malattia di Alzheimer (AD) in persone, prevalentemente di sesso maschile, che presentavano una diagnosi di malattia cardiovascolare. I partecipanti sono stati studiati per circa 4 anni, suddivisi tra coloro che assumevano bloccanti del recettore dell’angiosteina (ARB), inibitori dell’enzima di conversione dell’angiosteina (ACE inibitori) e altri farmaci cardiovascolari ad esclusione di ARB, ACE-inibitori e statine. E’ stata osservata una significativa riduzione nell’incidenza dell’AD tra i soggetti che assumevano ARB rispetto a quelli trattati con ACE-inibitori o altri farmaci cardiovascolari. Inoltre, e’ stato osservata una tendenza alla riduzione del tasso di progressione di malattia (misurato come tempo per l’ammissione a una casa di riposo o decesso) tra coloro che assumevano gli ARB combinati con gli ACE-inibitori. I ricercatori ipotizzano che l’uso combinato di ARB e ACE-inibitori possa conferire una maggiore protezione contro il declino cognitivo (rispetto ad altri farmaci cardiovascolari) riducendo il danno neuronale associato all’ictus a alla disfunzione vascolare.
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