Baumgart M. et al. (2015)
Summary of the evidence on modifiable risk factors for cognitive decline and dementia: A population-based perspective.
Alzheimers Dement. 11:718-726

Nel mondo, attualmente, si stima che le persone che soffrono di demenza siano 47 milioni e questo numero è destinato a triplicare entro il 2050. Dal momento che, ad oggi, non esiste una cura o un trattamento in grado di modificarne il decorso, diventa molto importante intervenire sui fattori di rischio sui cui abbiamo margine di controllo. Inoltre, anche quando un trattamento efficace sarà disponibile, la riduzione del rischio, comunque, rimarrà una strategia fondamentale per ridurre il numero dei malati. I maggiori fattori di rischio della malattia di Alzheimer (AD) e delle altre demenze sono: l’età, la storia familiare e la suscettibilità genetica (ovvero il fatto di essere portatore di un assetto genetico che regola la probabilità di insorgenza). Tali fattori, ovviamente, non possono essere modificati né con un intervento medico né una modifica del comportamento. Tuttavia, esistono anche fattori di rischio modificabili che, se controllati e/o gestiti, sono associati ad un minor rischio di declino cognitivo e demenza. In primis, i fattori cardiovascolari: il diabete, l’obesità e l’ipertensione; seguiti dallo stile di vita: abitudine di fumare, praticare attività fisica, stile di alimentazione, consumo di alcolici, partecipazione ad attività sociali e a training cognitivi. Altri fattori di rischio modificabili sono risultati essere: gli anni di educazione scolastica, storia di traumi cerebrali e depressione, disturbi del sonno come insonnia o apnee notturne. Per concludere, ci sono forti evidenze che la regolare attività fisica e la gestione dei fattori di rischio cardiovascolari succitati, così come un’alimentazione sana e l’impegno in attività di formazione continua riducono il rischio di declino cognitivo e possono ridurre il rischio di demenza. Lo sforzo che deve essere fatto, a fronte di queste scoperte, è quello di aumentare la consapevolezza sociale e la conoscenza di questi fattori in modo che, non solo i singoli ma anche a livello governativo e sanitario, si possano implementare programmi di riduzione e gestione del rischio di ammalarsi.

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