A cura di Claudio Singh Solorzano

Gillespie NA, Elman JA, McKenzie RE, Tu XM, Xian H, Reynolds CA, Panizzon MS, Lyons MJ, Eglit GML, Neale MC, Rissman RA, Franz C, Kremen WS.
The heritability of blood-based biomarkers related to risk of Alzheimer’s disease in a population-based sample of early old-age men.
Alzheimers Dement. 2023 Aug 25. doi: 10.1002/alz.13407. Epub ahead of print.

Negli ultimi anni, i marcatori plasmatici hanno assunto un maggiore rilievo per la diagnosi e lo screening della malattia di Alzheimer, data la loro più semplice ed economica quantificazione rispetto ai biomarcatori liquorali. Tuttavia le determinanti  genetiche/ambientali dei marcatori plasmatici sono ancora in fase di studio. 

Nel contesto del progetto “Vietnam Era Twin Study of Aging (VETSA)”, un recente studio trasversale (wave 3 del VESTA) su 418 coppie di gemelli (sia omozigoti che eterozigoti) maschi ed in prevalenza caucasici ha stimato l’ereditabilità dei marcatori plasmatici di malattia di Alzheimer, considerando anche il contributo ambientale. Tutte le coppie sono state sottoposte ad un prelievo del sangue da cui sono stati presi in esami i seguenti marcatori: proteina beta-amiloide (Aβ40, Aβ42, e rapporto Aβ42/Aβ40), tau (t-tau) e neurofilamento leggero (NfL). Mediante modelli di analisi della varianza sui fattori genetici e ambientali (condivisi e non) si è stimato l’impatto dei diversi fattori sulla concentrazione di biomarcatori.

I principali risultati hanno mostrato una significativa influenza genetica (tra il 44% al 52%) sulla concentrazione delle proteine Aβ40, Aβ42, t-tau e NfL nel sangue, mentre la restante varianza sembra essere spiegata da fattori ambientali non condivisi. Solo il rapporto Aβ42/Aβ40 non è risultato influenzato da fattori genetici ma principalmente da fattori ambientali non condivisi (88%). Inoltre, considerando solo le influenze genetiche, le concentrazioni di Aβ40 e Aβ42 risultano altamente correlate (risultato atteso visto la differenza di solo due amminoacidi tra le due proteine), mentre le correlazioni tra Aβ40 e Aβ42 con t-tau sono risultate minime e non significative (risultato inatteso in quanto non concorde con l’ipotesi della cascata amiloide che associa l’accumulo di placche di beta-amiloide alla successiva presenza di grovigli di proteina tau nel cervello).

Questi risultati supportano l’ipotesi di ereditarietà dei marcatori plasmatici, rafforzando il ruolo dei fattori genetici nella malattia di Alzheimer. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi su campioni più diversificati e includendo altri marcatori di malattia Alzheimer, come la proteina tau fosforilata.

Per un approfondimento, di seguito il link all’articolo originale:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37622539/