A cura di Eleonora Mugherino

In un centro diurno italiano per pazienti con Malattia di Alzheimer (AD), è stato condotto uno studio sperimentale per indagare quanto l’utilizzo della tecnologia potesse migliorare la qualità della vita dei pazienti. Nello specifico, 20 soggetti con AD sono stati divisi in 2 gruppi di trattamento; al gruppo sperimentale, oltre alle abituali attività di laboratorio (pittura, cucina, orto, musicoterapia) e di stimolazione cognitiva eseguite dal gruppo di controllo, è stato proposto l’utilizzo di un innovativo strumento tecnologico: “Paro”, un robot, con sembianze di animale. 

Questo dispositivo era in grado di analizzare il livello di attivazione fisiologica delle persone con cui interagiva ed era stato progettato per raccogliere le risposte emotive dei pazienti che si trovano in contesti ospedalieri. Il robot dotato di microfoni e sensori, era capace di rispondere agli stimoli tattili e di riconoscere la voce dei pazienti. Grazie all’intelligenza artificiale poteva, inoltre, apprendere nuove informazioni come il nome del paziente con cui si interfacciava.

I risultati dello studio hanno evidenziato che l’utilizzo di questo apparecchio tecnologico due volte a settimana per una durata totale di 24 sessioni da 20 minuti ciascuna, potrebbe dare innumerevoli vantaggi. Infatti, potrebbe migliorare il tono dell’umore, riducendo i sintomi ansiosi e depressivi tipici dell’AD; incoraggiare l’interazione sociale e la comunicazione dei pazienti; migliorare la percezione della qualità della vita e ridurre il carico di lavoro degli operatori sanitari.

I risultati di questo studio, andrebbero approfonditi e validati con studi che coinvolgano un campione più ampio, esaminando contesti di assistenza eterogenei per poter valutare maggiormente l’efficacia del trattamento.

Potete trovare maggiori informazioni a questo link:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37415712/