Paller KA et al. (2014)
Benefits of Mindfulness Training for Patients With Progressive Cognitive Decline and Their Caregivers.
Am J Alzheimers Dis Other Demen.
Nella malattia di Alzheimer le difficoltà di memoria sono il primo segno di un progressivo declino cognitivo che, aggravandosi, priva il paziente della sua autonomia ed identità. Il peggioramento dei sintomi si associa ad una terribile prospettiva per il futuro e comporta un pesante fardello sia per il paziente che per la persona che si occupa principalmente di lui (caregiver). Sono perciò necessari interventi che aiutino queste persone ad affrontare e gestire le malattie neurodegenerative in modo più efficace. Un percorso di mindfulness può essere utile in questo senso. Il termine mindfulness ha una varietà di significati diversi, in questo caso il significato è strettamente legato all’idea di mantenere la consapevolezza riguardo agli eventi del momento presente con accettazione. La mindfulness lavora “con” le abilità delle persone invece che focalizzarsi sui loro problemi, insegna ai partecipanti nuove abilità attentive ed emotive e a considerare i pensieri angoscianti in modo distaccato al fine di diminuire i livelli di stress, migliorare l’umore, innalzare il senso di auto-efficacia e ridurre la tendenza a reagire in modi abitualmente disadattivi. Le persone (pazienti e caregiver) che hanno frequentato un percorso di mindfulness della durata di 8 settimane, che includeva diversi esercizi volti ad aumentare il grado di consapevolezza (esercizi di respirazione, pratiche corporee e di movimento, esercizi sul pensiero e sulla accettazione) hanno riportato molti vantaggi derivanti dal trattamento stesso, compreso il miglioramento della qualità della vita, l’attenuazione dei sintomi depressivi e ansiogeni e una migliore qualità soggettiva del sonno. Inoltre, sia i pazienti che i caregiver hanno valutato positivamente le tecniche di mindfulness apprese riconoscendo i vari benefici tratti dal programma. Le tecniche di mindfulness, oltre ad essersi dimostrate efficaci, implicano bassi costi economici, possono essere insegnate a gruppi misti (sia pazienti che caregiver) e sono procedure a basso rischio di conseguenze negative. Sono necessari ulteriori studi per determinare quale sia l’efficacia di queste tecniche confrontate con altri tipi di intervento e come si potrebbero associare con le attività comunemente utilizzate nei gruppi di sostegno. Inoltre non sappiamo se i benefici specifici qui descritti si mantengano nel tempo anche se è ragionevole credere che la loro persistenza dipenda dalla frequenza con cui le persone continuano a praticare le tecniche apprese adattandole anche a problematiche relative ad altri ambiti della loro vita.