Araki W. (2013)
Potential repurposing of oncology drugs for the treatment of Alzheimer’s disease.
BMC Med. 11:82.
La malattia di Alzheimer (AD) colpisce circa 30 milioni di persone in tutto il mondo. Malgrado i recenti progressi attualmente non esistono farmaci in grado di fermare la progressione della malattia. Diversi studi suggeriscono l’esistenza di una relazione inversa tra cancro e AD. Sembra che persone malate di cancro sviluppino un minor rischio di sviluppare AD e, analogamente, pazienti con diagnosi di AD pare presentino un rischio più basso di sviluppare il cancro. È stata quindi formulata l’ipotesi che i farmaci antitumorali possano esercitare effetti favorevoli sull’AD. A tal proposito un recente articolo pubblicato da un ricercatore americano descrive un farmaco oncologico che potrebbe essere utilizzato nel trattamento di pazienti con AD. Tale farmaco prende il nome di BCNU ed è attualmente utilizzato per il trattamento di pazienti con tumori cerebrali che sembra possa ridurre la produzione del peptide beta amiloide (ABeta), considerato il maggiore costituente delle placche senili e che gioca quindi un ruolo patogeno nella malattia. A tal proposito sono stati effettuati degli esperimenti su topi transgenici che presentavano placche di beta amiloide già a sei mesi di età. Agli animali veniva iniettato il farmaco (0.5 mg/kg di BCNU, una dose non tossica) per 60 giorni e dai risultati è emersa una riduzione del peso delle placche di beta amiloide nel cervello.
Le sperimentazioni effettuate fino ad oggi sono ad uno stadio piuttosto precoce, risulta quindi fondamentale effettuare ulteriori studi clinici per indagare a fondo la presenza o meno di una reale possibilità di utilizzare in futuro il farmaco nell’uomo per il trattamento dell’AD, tenendo in considerazione il rapporto tra costi e benefici che un farmaco simile può dare.