Huang Y. et al. (2011)
Effects of Age and Amyloid Deposition on A{beta} Dynamics in the Human Central Nervous System.
Arch Neurol.
E’ risaputo che la privazione di sonno ha effetti negativi sulle funzioni cognitive, ma è da poco evidente che una prolungata alterazione del sonno possa svolgere un ruolo importante nei processi patologici che sono alla base delle malattie. In uno studio, pubblicato su Archives of Neurology, un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis ha rilevato che uno dei principali marcatori della malattia di Alzheimer chiamato beta amiloide, che si accumula nel cervello sottoforma di placche senili, sale e scende nel fluido spinale secondo un modello che riprende il ciclo del sonno. Nelle persone sane i livelli di beta amiloide toccano il loro punto più basso circa sei ore dopo il sonno, e ritornano al loro punto più alto sei ore dopo la veglia al massimo. Lo studio ha previsto il coinvolgimento di tre gruppi di soggetti: un gruppo di età media di 60 anni, i cui membri sono risultati positivi alla presenza di placche di beta amiloide nel cervello; un gruppo nella stessa fascia di età che non hanno avuto placche; un ultimo di persone sane di età compresa tra 18 e 60 anni. I ricercatori hanno monitorato i livelli di beta amiloide nel liquido spinale per un periodo di 24-36 ore, e nel frattempo hanno videoregistrato l’attività neuronale dell’attività cerebrale. Nel gruppo di soggetti con placche cerebrali, i livelli di beta amiloide sono stati costanti, mentre negli altri due gruppi si alzavano e abbassavano secondo un andamento sinusoidale. Le alterazioni dei livelli di beta amiloide erano molto più pronunciate nei giovani. Questi risultati offrono spunti interessanti per affermare che avere un sonno regolare può essere utile nel ridurre il rischio di malattia di Alzheimer.