Gomma W. et al. (2016)
Association of Proton Pump Inhibitors With Risk of Dementia. A Pharmacoepidemiological Claims Data Analysis.
JAMA Neurol. 2016 Feb 15.

Recentemente, è emersa un’associazione tra un’ampia classe di farmaci utilizzata per il reflusso gastroesofageo e il rischio di sviluppare demenza. Tale associazione ha trovato un’ulteriore conferma nel Febbraio di quest’anno. I ricercatori del German Center for Neurodegenerative Diseases, guidati da Britta Haenisch hanno, infatti, evidenziato un aumento del rischio di sviluppare demenza in persone che regolarmente assumono inibitori della pompa protonica (PPIs). Nel loro precedente lavoro, analizzando i dati dallo studio AgeCoDe, uno studio longitudinale e multicentro che ha coinvolto più di 3000 persone anziane nel contesto delle cure primarie, gli studiosi avevano evidenziato un aumento del 38% del rischio di sviluppare demenza in persone che assumevano PPIs (Haenisch et al., 2014). Per espandere i loro risultati, nel loro lavoro pubblicato quest’anno su JAMA Neurology, i ricercatori hanno esaminato un enorme database dell’Allgemeine Ortskrankenkassen, un’assicurazione medica che copre un terzo della popolazione tedesca. I ricercatori hanno tracciato anziani con età maggiore di 75 anni e cognitivamente integri alla baseline, dal 2004 al 2011. Delle 73.679 persone che rispettavano tali criteri, 2.950 assumevano regolarmente PPIs. Aggiustando per fattori quali età, genere, depressione, diabete e ictus, è emerso che le persone con assunzione regolare di PPIs avevano il 44% di probabilità di sviluppare diversi tipi di demenza, inclusa la demenza di Alzheimer e la demenza vascolare. Dal database iniziale sono emerse 66.008 persone che assumevano PPIs occasionalmente; il loro rischio aumentava del 16%.
Tra le possibili interpretazioni, Gomm, primo firmatario dell’articolo, e colleghi hanno evidenziato una possibile deficienza di vitamina B12 derivata dall’utilizzo dei PPIs, la cui carenza è già stata associata al declino cognitivo. Tuttavia gli stessi autori evidenziano come il loro studio fornisca solamente un’associazione statistica tra PPIs e rischio di demenza. Sebbene questo lavoro espanda i loro precedenti risultati su un campione molto più ampio, le possibili cause biologiche di quest’associazione dovrebbero essere investigate nel prossimo futuro.

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