A cura di Ilaria Passeggia
Il metodo Montessori, fondato sull’idea che ogni bambino possieda un potenziale unico e che vada accompagnato nella crescita in modo da potersi esprimere liberamente, sta vivendo negli ultimi anni una rinnovata diffusione, anche in ambiti differenti dall’educazione infantile. Tra gli scenari più promettenti della sua più ampia applicazione vi è quello relativo ai contesti della terza età. A tale proposito, il libro “Il metodo Montessori e gli anziani fragili. Principi e metodi per migliorare il benessere e le autonomie”, uscito a settembre 2020, offre spunti interessanti per contribuire a migliorare il benessere psicofisico dell’anziano con disturbi cognitivi partendo dal paradigma montessoriano “aiutami a fare da solo”. In quest’ottica l’anziano, come il bambino, assume una posizione centrale nel rispetto dei suoi bisogni e desideri; il focus diventa ciò che ancora riesce a fare e non le autonomie perse nel tempo. Il punto fondamentale è la relazione con l’altro: conoscere il suo passato, ad esempio, potrebbe essere utile per realizzare attività che gli piacciono e ricche di significato. Questo gli consentirebbe di conservare il proprio senso di autoefficacia e di rinforzare le proprie capacità residue. Alcuni dei suggerimenti degli autori, da applicare a casa o nelle residenze per anziani, riguardano la ripetizione di azioni semplici, come traversare liquidi per permettere di versare l’acqua da solo a tavola, far svolgere al soggetto attività che amava nel passato, o ancora aiutarlo ad orientarsi con stimoli sensoriali (fotografie o immagini per orientarlo negli spazi di casa o cartellini colorati per l’organizzazione del guardaroba) oppure posizionare gli oggetti personali sempre nello stesso ordine per riuscire a ritrovare un senso in ciò che fa senza sentirsi giudicato. L’unica differenza nell’applicazione del metodo Montessori dal bambino all’anziano è che nel primo caso l’obiettivo è la conquista dell’autonomia, nel secondo è il suo mantenimento; il fine ultimo resta, però, uguale per tutte le fasce di età: la spinta a fare da solo, con rispetto e cura per il bambino o l’anziano che si ha di fronte.
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