È di recente pubblicazione sulla rivista scientifica Nature uno studio che suggerisce come l’azione di un gene coinvolto nella memoria a lungo termine possa essere modulata in modo specifico in topi geneticamente modificati per la malattia di Alzheimer. La modulazione avviene per effetto degli enzimi HDAC, proteine in grado di accelerare il decorso delle reazioni chimiche. E’ noto che inibitori non selettivi di questi enzimi regolano l’apprendimento e la memoria agendo sull’espressione dei geni implicati nella plasticità cerebrale, cioè la capacità di modellarsi in risposta all’esperienza, e nella formazione della memoria. I ricercatori hanno quindi trattato i topi mutati utilizzando inibitori degli HDAC, una famiglia di 11 enzimi per studiarne gli specifici meccanismi. E’ stato osservato che una sovra-espressione dell’enzima HDAC2, ma non dell’enzima HDAC1, riduce il numero delle sinapsi, la loro plasticità e la formazione di ricordi. Per contro la riduzione di questo enzima facilita i processi neuronali. Con ogni probabilità l’inibizione selettiva dell’enzima è necessaria per aumentare il numero di sinapsi e ristrutturare i circuiti neurali, migliorando la memoria. Questa scoperta apre le porte per un futuro sviluppo di terapie mirate nelle malattie associate alla perdita di memoria, quale la malattia di Alzheimer, ma ulteriori ricerche sono comunque necessarie per comprenderne a pieno il valore.
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