Tecniche non invasive di stimolazione cerebrale
La stimolazione cerebrale non invasiva permette di indurre cambiamenti dell’attività neuronale spontanea della corteccia cerebrale, con meccanismi che facilitano o inibiscono il passaggio di corrente elettrica. Questi tecniche, inizialmente utilizzate nell’ambito delle neuroscienze cognitive per indagare la relazione tra cervello e comportamento, vengono sempre più spesso applicate in contesti di ricerca per il trattamento di una varietà di disturbi neurologici, psichiatrici e neurodegenerativi.
Esistono due principali tecniche di stimolazione che vengono applicate in ambito clinico:
1. Stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS)
La tDCS consiste nell’applicazione di una debole corrente su una zona circoscritta di corteccia cerebrale tramite una coppia di elettrodi simili a dei cerotti. L’intensità della corrente è molto bassa, ossia di 1-2 mA, pertanto è centinaia di volte inferiore all’intensità di corrente che viene erogata, ad esempio, da un trasformatore carica-cellulari.
L’effetto di tale corrente non è quello di attivare le cellule nervose corticali, essendo la corrente troppo debole. Al contrario, l’applicazione di tale corrente per qualche minuto semplicemente modifica la probabilità di scarica dei neuroni corticali durante i processi fisiologici.
2. Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS)
Il macchinario della TMS è costituito da un generatore di corrente collegato a una sonda mobile (coil) che viene posta a contatto dello scalpo del paziente. La corrente passa attraverso il coil, generando un campo magnetico, perpendicolare alla corrente stessa, che interagisce con l’attività elettrica dei neuroni alterandone l’eccitabilità. La TMS ripetitiva (rTMS) consiste nell’erogazione di impulsi dal coil a intervalli regolari e può essere effettuata a bassa frequenza (minore o uguale a 1 Hz) con effetto inibitorio, o ad alta frequenza con effetto facilitatorio (maggiore o uguale a 5 Hz).
Entrambe le tecniche possono essere utilizzate a scopo riabilitativo in associazione a training cognitivi per aumentarne l’effetto e favorire meccanismi di plasticità cerebrale. Sedute ripetute di stimolazione cerebrale non invasiva associata a training cognitivo hanno mostrato effetti positivi sulle funzioni cognitive sia nell’invecchiamento fisiologico che in pazienti affetti da Malattia di Alzheimer.