Decorso della malattia
Il decorso della malattia di Alzheimer è unico per ogni individuo. La durata media è stimata tra gli 8 e i 20 anni e la suddivisione in fasi ha il solo scopo di orientare chi si occupa del malato rispetto alle caratteristiche evolutive della patologia al fine di consentirgli un’adeguata pianificazione dell’assistenza e una maggior consapevolezza di quanto potrà accadere e come affrontarlo. La durata di ogni fase varia da persona a persona e in molti casi una può sovrapporsi all’altra.
1. Alzheimer lieve (Fase iniziale – durata media 2-4 anni)
In questa fase, la persona esperisce lievi disturbi di memoria, soprattutto per fatti recenti, nomi e numeri di telefono, con difficoltà ad imparare nuovi concetti o procedure.
Inoltre, si possono presentare difficoltà di orientamento nello spazio e nel tempo, per esempio nel ritrovare la strada di casa o nel richiamare la data corrente. Sul piano linguistico, compaiono problematicità nel produrre frasi adeguate a supportare il pensiero e vengono utilizzate pause frequenti dovute all’incapacità di “trovare la parola giusta”. La persona trova più difficile eseguire attività che richiedono maggiore pianificazione come ad esempio l’organizzazione di un pranzo in famiglia, la gestione della casa o delle finanze.
La perdita progressiva di queste abilità cognitive interferisce con il normale svolgimento delle attività quotidiane. La persona malata è consapevole delle proprie difficoltà e dei propri fallimenti e il suo umore potrebbe divenire più deflesso, tanto che potrebbe ritirarsi dalle attività sociali oppure reagire con manifestazioni aggressive e ansiose.
Nella pratica clinica un paziente si considera in questa fase quando al Mini Mental State Examination (MMSE) ottiene un punteggio compreso tra 18 e 24.
2. Alzheimer moderato (Fase intermedia - durata media 2-10 anni)
In genere, è la fase temporalmente più duratura ed è caratterizzata da un aggravamento dei sintomi presentati nella fase precedente.
Le dimenticanze sono sempre più significative; aumenta l’incapacità di ricordare i nomi dei famigliari con la possibilità di confonderli, così come aumenta il disorientamento topografico, spaziale e temporale. In questo stadio aumenta la necessità di supervisione e di assistenza nelle attività quotidiane, come la preparazione dei pasti, le faccende domestiche, l’uso di mezzi di trasporto, anche al fine di evitare situazioni di pericolo. Il paziente potrebbe trascurare il proprio aspetto, l’igiene personale, l’alimentazione e le attività quotidiane. I cambiamenti di umore e comportamentali divengono più rilevanti. La persona potrebbe diventare sospettosa, sviluppare deliri e comportamenti ossessivo-compulsivi.
Nella pratica clinica un paziente si considera in questa fase quando al MMSE ottiene un punteggio compreso tra 10 e 18.
3. Alzheimer grave (Fase severa – durata media 3 anni)
È la fase più avanzata della malattia durante la quale la persona malata è completamente dipendente e richiede assistenza continua e totale. E’ caratterizzata da una perdita quasi completa delle capacità di produzione e comprensione linguistica; tuttavia, la persona può conservare la capacità comunicativa attraverso il corpo (espressione facciale, postura e gestualità). Il soggetto diviene totalmente incapace di riconoscere i propri famigliari, di compiere gli atti quotidiani della vita come vestirsi, mangiare, lavarsi, riconoscere i propri oggetti personali e la propria casa. Il movimento è sempre più compromesso.
Nella pratica clinica un paziente si considera in questa fase quando al MMSE ottiene un punteggio inferiore a 10.
4. Alzheimer terminale (Fase terminale – durata media 6-12mesi)
In questa fase il paziente è ormai allettato, richiede cure costanti, è incontinente e le difficoltà di deglutizione portano alla necessità di alimentazione parentale. La morte subentra a seguito di complicanze, quali malnutrizione, disidratazione, malattie infettive, ulcere da decubito.