A cura di Silvia Saglia
Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology ha indagato la relazione tra il declino cognitivo nella malattia di Alzheimer (AD) e alterazioni microstrutturali precoci della sostanza bianca (white matter, WM) rilevabili attraverso la risonanza magnetica.
Nello specifico, i ricercatori hanno studiato l’indice FW (Free Water), che misura il volume dello spazio extracellulare nella WM e rappresenta un possibile marcatore di neurodegenerazione, nelle aree cerebrali soggette ad accumulo precoce della proteina tau.
Analizzando l’indice FW in relazione alla performance cognitiva e a marcatori plasmatici di neurodegenerazione assonale (livelli di neurofilamenti a catena leggera NfT), è emerso che i pazienti con decadimento cognitivo lieve mostrano un aumento di FW nel tratto che collega il locus coeruleus e la corteccia transentorinale, nel nucleo basale di Meynert e nell’ippocampo, rispetto a soggetti di controllo cognitivamente sani (CN). Inoltre, a valori maggiori di FW corrisponde una peggiore prestazione ai test cognitivi, una più grave diagnosi clinica e più alti livelli di NfT nel plasma. Altre regioni basali e della corteccia entorinale non risultano invece colpite fino alle fasi più avanzate di AD. Nel complesso, questi risultati suggeriscono che l’indice di FW incrementa parallelamente all’accumulo della proteina Tau e che possa essere un utile marcatore non invasivo per rilevare i cambiamenti microstrutturali nelle prime fasi di decadimento cognitivo. Futuri studi longitudinali permetteranno di indagare se l’indice FW possa essere un utile marcatore di progressione di malattia.
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