Duff K. et al. (2014)
Practice Effects and Amyloid Deposition: Preliminary Data on a Method for Enriching Samples in Clinical Trials.
Alzheimer Dis AssocDisord. 

L’effetto pratica è il miglioramento nella performance che si verifica quando viene somministrato più volte lo stesso test e che può essere minore in soggetti anziani con deficit cognitivi anche lievi rispetto ai controlli.
Recentemente l’attenzione dei ricercatori nel campo della malattia di Alzheimer si è focalizzata sull’identificazione degli stadi pre-clinici, con la necessità quindi di individuare i soggetti da inserire in trial clinici che siano a rischio di sviluppo della malattia ma che non ne presentino ancora i sintomi. L’identificazione dei potenziali partecipanti a questi studi solitamente avviene sulla base della positività ai biomarcatori per la malattia di Alzheimer, quali: presenza del polimorfismo e4 del gene ApoE, amiloidosi cerebrale o presenza di neuro-degenerazione. Gli esami richiesti per l’identificazione di questi bimarcatori hanno un costo significativo e in alcuni casi sono minimamente invasivi. Potrebbe quindi essere utile mettere a punto uno strumento di screening che permetta di identificare i soggetti con maggiore probabilità di avere carico di amiloide e che potrebbero quindi beneficiare dalla partecipazione a trial clinici.
Gli autori hanno quindi indagato l’associazione tra l’effetto pratica in un compito di memoria visiva (Brief Visuospatial Memory Test – Revised) e il carico di amiloide misurato con PET con Flutemetamolo in 25 soggetti dei quali 15 cognitivamente integri e 10 categorizzati come Mild Cognitive Impairment (MCI), tutti completamente indipendenti nelle attività quotidiane. I soggetti venivano testati alla baseline nel compito cognitivo ed eseguivano l’esame PET, per poi essere rivalutati a 1 settimana di distanza con lo stesso test di memoria visiva.
L’effetto pratica misurato è risultato essere significativamente e negativamente correlato con l’uptake di Flutemetamolo (r = -0.45, n = 25, p = 0.02), con i soggetti positivi all’amiloide che avevano 5 volte più probabilità di avere un effetto pratica basso piuttosto che alto.
Se questi risultati venissero replicati in campioni più ampi, l’effetto pratica permetterebbe di identificare soggetti idonei alla partecipazione a trial clinici riducendo i costi, il tempo del personale e l’impegno dei soggetti coinvolti.

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