A cura di Anna Mega

Il concetto di riserva cognitiva (RC) racchiude tutti quei fattori, come la scolarità o il coinvolgimento in attività cognitivamente stimolanti, in grado di modulare gli effetti negativi della patologia cerebrale sulla funzionalità cognitiva. Uno studio pubblicato su Neurobiology of Aging ha indagato i suoi effetti e quelli dei biomarcatori associati alla malattia di Alzheimer sulle prestazioni cognitive nel lungo periodo. 303 persone di età media pari a 57 anni e privi di deficit cognitivi al momento dell’arruolamento sono stati così sottoposti periodicamente a valutazioni testistiche, esami strumentali e prelievi, per un periodo medio di 12 anni. Dopo circa 7 anni, 66 partecipanti hanno ricevuto diagnosi di deterioramento cognitivo lieve (MCI). Lo studio ha rilevato, per tutti i partecipanti e indipendentemente dai livelli iniziali dei biomarcatori, migliori prestazioni cognitive in presenza di una elevata RC, ma nessun impatto della stessa nella traiettoria dei cambiamenti cognitivi. Negli MCI infatti un elevato grado di RC è risultato associato ad un declino cognitivo più rapido una volta insorta la sintomatologia. Sembrerebbe quindi che la RC abbia un ruolo nel ritardare l’insorgenza dei sintomi piuttosto che nel ridurre il grado di deterioramento cognitivo.

È possibile visionare l’articolo originale al seguente link.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28968586