Numerosi lavori hanno dimostrato che nella malattia di Alzheimer e nel decadimento cognitivo lieve (MCI) si osserva una atrofia della corteccia entorinale e dell’ippocampo alla risonanza magnetica. Un recentissimo studio ha dimostrato che l’atrofia dell’ippocampo, misurata sulle immagini di risonanza magnetica, avrebbe un valore additivo nella correttezza diagnostica della malattia di Alzheimer.
I ricercatori hanno manualmente tracciato gli ippocampi, calcolato il volume degli stessi e dell’intero cervello e il grado di atrofia di 64 pazienti con malattia di Alzheimer, 44 pazienti con MCI e 34 controlli sani alla baseline e dopo tre anni.
Gli studiosi hanno concluso che misurare l’ippocampo, in particolare l’indice di atrofia ippocampale, meglio discrimini coloro che hanno un disturbo cognitivo lieve (MCI) dalle persone cognitivamente sane, suggerendo che il valore di atrofia ippocampale sia l’indice più sensibile nelle fasi precoci di malattia e che la combinazione tra volume dell’ippocampo alla baseline e indice di atrofia predica maggiormente la conversione da MCI a morbo di Alzheimer. Al contrario, l’indice di atrofia corticale totale sembra distinguere meglio tra morbo di Alzheimer e MCI, rendendone l’uso più vantaggioso nelle fasi avanzate di malattia.
L’uso di questi indici contribuiscono sensibilmente a migliorare la diagnosi.