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È possibile migliorare la comunicazione tra paziente con demenza e coniuge caregiver?

A cura di Evita Tomasoni Preliminary study of a communication intervention for family caregivers and spouses with dementia. Williams CL, Newman D, Hammar LM. Int J Geriatr Psychiatry. 2018;33:e343–e349. Un numero considerevole di caregiver, ossia coloro che si prendono cura delle persone affette da demenza, sono coniugi. A causa dell’aumento dell’aspettativa di vita e della diminuzione del tasso di natalità, gli epidemiologi prevedono che in futuro saranno sempre più i mariti e/o le mogli che si prenderanno cura del proprio partner.  […]

1 Marzo 2018|News Familiari|Commenti disabilitati su È possibile migliorare la comunicazione tra paziente con demenza e coniuge caregiver?

Dove e quando: i biomarcatori per la Malattia di Alzheimer secondo una prospettiva longitudinale

A cura di Giulia Quattrini Spatial patterns of neuroimaging biomarker change in individuals from families with autosomal dominant Alzheimer’s disease: a longitudinal study. Gordon BA, Blazey TM, Su Y, Hari-Raj A, Dincer A, Flores S, Christensen J, McDade E, Wang G, Xiong C, Cairns NJ, Hassenstab J, Marcus DS, Fagan AM, Jack CR Jr, Hornbeck RC, Paumier KL, Ances BM, Berman SB, Brickman AM, Cash DM, Chhatwal JP, Correia S, Förster S, Fox NC, Graff-Radford NR, la Fougère C, Levin J, Masters CL, Rossor MN, Salloway S, Saykin AJ, Schofield PR, Thompson PM, Weiner MM, Holtzman DM, Raichle ME, Morris JC, Bateman RJ, Benzinger TLS. Lancet Neurol. 2018 Mar;17(3):241-250. La possibilità di determinare la sequenza temporale secondo la quale si manifestano i biomarcatori cerebrali della Malattia di Alzheimer (placche amiloidi, taupatia neuronale ed atrofia corticale) rappresenta un elemento chiave per comprenderne la patofisiologia. Sebbene questo risulti particolarmente difficile per la forma sporadica, nella forma autosomica dominante, prendendo come riferimento l’esordio atteso dei sintomi è possibile determinare lo stadio di avanzamento della patologia. […]

1 Marzo 2018|News Medici|Commenti disabilitati su Dove e quando: i biomarcatori per la Malattia di Alzheimer secondo una prospettiva longitudinale

Associazione tra disturbi alcol-correlati e sviluppo di demenza

A cura di Anna Mega Uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health ha esaminato la relazione tra i disturbi derivanti dal consumo di alcol (disturbi comportamentali e mentali alcol-correlati e malattie croniche attribuibili al consumo di alcol) e il rischio di sviluppare demenza, con particolare attenzione alle forme ad esordio precoce (prima dei 65 anni). […]

1 Marzo 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Associazione tra disturbi alcol-correlati e sviluppo di demenza

Tau e diagnosi di malattia di Alzheimer: biomarcatori a confronto

A cura di Elena Rolandi Comparing 18F-AV-1451 with CSF t-tau and p-tau for diagnosis of Alzheimer disease. Mattsson N, Smith R, Strandberg O, Palmqvist S, Schöll M, Insel PS, Hägerström D, Ohlsson T, Zetterberg H, Blennow K, Jögi J, Hansson O. Neurology. 2018 Jan 30;90(5):e388-e395. doi: 10.1212/WNL.0000000000004887. Dal punto di vista neuropatologico la malattia di Alzheimer (AD) è caratterizzata dall’accumulo di beta-amiloide in placche esterne ai neuroni e dalla formazione di grovigli neurofibrillari intracellulari, costituiti da proteina tau fosforilata (p-tau). La presenza di tau può essere rilevata in vivo tramite misurazione della concentrazione di tau totale (t-tau) e p-tau nel liquor cerebrospinale (CSF) oppure può essere visualizzata grazie a un esame PET con appositi radiotraccianti. […]

22 Febbraio 2018|News Medici|Commenti disabilitati su Tau e diagnosi di malattia di Alzheimer: biomarcatori a confronto

Ritmo circadiano e Alzheimer preclinico

A cura di Roberta Baruzzi Il sistema circadiano regola numerosi processi biologici nel corso delle 24 ore, come il ritmo sonno-veglia. Disturbi del ritmo circadiano sono stati descritti in pazienti con malattia di Alzheimer (AD), tuttavia non è noto se queste alterazioni siano già presenti nella fase pre-sintomatica di malattia (AD preclinico). […]

22 Febbraio 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Ritmo circadiano e Alzheimer preclinico

Prevenire la malattia di Alzheimer: lo studio EARLY

A cura di Michela Rampini EARLY (che in inglese significa “prima” o “presto”) è il nome di una importante sperimentazione farmacologica di prevenzione della malattia di Alzheimer partita nelle scorse settimane presso il nostro Centro. Oggi sappiamo che l’accumulo della proteina tossica beta amiloide nel cervello è una caratteristica centrale della malattia di Alzheimer e sembra avere un ruolo primario nella sua insorgenza ed evoluzione. Questa proteina comincia ad accumularsi nel cervello delle persone quando sono ancora sane, molti anni prima della comparsa dei più evidenti disturbi di memoria. […]

22 Febbraio 2018|IN EVIDENZA|Commenti disabilitati su Prevenire la malattia di Alzheimer: lo studio EARLY

Tenersi in forma per rallentare il deterioramento cognitivo

A cura di Michela Rampini Increased Physical Fitness Is Associated with Higher Executive Functioning in People with Dementia Hollamby A., Davelaar E., Cadar D. Frontiers in Public Health. 2017 5:346.DOI: 10.3389/fpubh.2017.00346 Molti studi hanno evidenziato come l’incremento del livello di attività fisica sia un intervento utile per il mantenimento di una buona performance cognitiva nelle persone più anziane. Pertanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce agli adulti con più di 65 anni di svolgere attività fisica aerobica di intensità moderata (es. camminare, ballare, andare in bicicletta) almeno 2 ore e mezza a settimana o attività fisica aerobica ad alta intensità (es. nuoto, tennis, camminata in montagna) almeno 75 minuti a settimana. […]

16 Febbraio 2018|News Familiari|Commenti disabilitati su Tenersi in forma per rallentare il deterioramento cognitivo

Consumo di sale e demenza

A cura di Federica Ribaldi Skip the salt: your brain might thank you Shaik MA & Hillman EMC Nat Neurosci. 2018 Feb;21(2):154-155. doi: 10.1038/s41593-018-0068-6. Il consumo eccessivo di sale ha un effetto dannoso sulla nostra salute. A rivelarlo diversi studi che ne hanno dimostrano l’influenza sul cervello e le funzioni cognitive, con il ruolo primario dell’ipertensione. Uno studio recente, pubblicato su Nature Neuroscience, ha confermato tale effetto nocivo sostenendo però un meccanismo indipendente dall’ipertensione. […]

16 Febbraio 2018|News Medici|Commenti disabilitati su Consumo di sale e demenza

Pensare positivo può ridurre il rischio di sviluppare una demenza?

A cura di Valentina Saletti Un recente studio americano, durato quattro anni e condotto su 4765 persone cognitivamente sane con più di 60 anni, ha dimostrato l’importanza del tipo di credenze personali relative alla vecchiaia rispetto alla probabilità di manifestare disturbi cognitivi in età avanzata. […]

16 Febbraio 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Pensare positivo può ridurre il rischio di sviluppare una demenza?

Quantificazione della proteina beta amiloide nel sangue

A cura di Lorenzo Pini High performance plasma amyloid-β biomarkers for Alzheimer’s disease. Nakamura A, Kaneko N, Villemagne VL, Kato T, Doecke J, Doré V, Fowler C, Li QX, Martins R, Rowe C, Tomita T, Matsuzaki K, Ishii K, Ishii K, Arahata A, Iwamoto S, Ito K, Tanaka K, Masters CL, Yanagisawa K. Nature, 2018;554:249-254. Ad oggi è possibile misurare in vivo i livelli cerebrali di proteina beta amiloide (Aβ), fattore chiave nello sviluppo delle placche amiloidi nella malattia di Alzheimer (AD), mediante tomografia a emissione di positroni (PET) con traccianti specifici o tramite l’esame del liquido cerebrospinale (CSF). Tuttavia, la possibilità di quantificare la proteina Aβ attraverso un semplice esame del sangue è attualmente oggetto di studio. Un team di ricercatori Giapponesi ed Australiani, tra cui il premio Nobel per la chimica Koichi Tanaka, ha sviluppato un test del sangue che permetterebbe di identificare persone con alti livelli di Aβ. […]

8 Febbraio 2018|News Medici|Commenti disabilitati su Quantificazione della proteina beta amiloide nel sangue