A cura di Cristina Festari e Valentina Nicolosi

Negli ultimi anni le speranze terapeutiche della malattia di Alzheimer (AD) sono state principalmente rivolte a un anticorpo monoclonale, Aducanumab, in grado di “ripulire” il tessuto cerebrale dall’amiloide, una proteina coinvolta nel processo patogeno dell’AD. Inaspettatamente, lo scorso marzo la sperimentazione clinica di Aducanumab era stata anzitempo interrotta, perché le analisi di futilità condotte sui dati fino allora raccolti erano indicative d’inefficacia clinica.

La casa farmaceutica Biogen, produttrice del farmaco sperimentale, ha scelto di non rinunciare. Integrando le precedenti analisi con i dati di oltre 1500 pazienti con malattia di Alzheimer precoce, non disponibili a marzo, ha dimostrato che alte dosi di Aducanumab hanno ridotto in modo statisticamente significativo sia il carico di amiloide cerebrale che il declino clinico, sia cognitivo che funzionale.

Sentito in merito a questa notizia, il Prof. Giovanni Frisoni dichiara “è la notizia che aspetto da trent’anni da quando ho iniziato a lavorare sull’Alzheimer e sulle malattie correlate”. Pur riconoscendo la rilevanza della notizia, la cautela è d’obbligo. Prima di introdurre il farmaco sul mercato, i risultati dovranno essere confermati dall’analisi di ulteriori sperimentazioni.

A questo link è reperibile il comunicato stampa del 22 ottobre rilasciato da Biogen
http://investors.biogen.com/news-releases/news-release-details/biogen-plans-regulatory-filing-aducanumab-alzheimers-disease

A questo link è disponibile l’intervista in francese al Prof. Frisoni
https://www.heidi.news/articles/futur-medicament-contre-alzheimer-c-est-la-nouvelle-que-j-attends-depuis-trente-ans