A cura di Cristina Festari e Michela Rampini

 

Nell’autunno del 2016, la prestigiosa rivista Nature dedicò la sua copertina ai sorprendenti risultati preliminari relativi alla capacità di un nuovo anticorpo monoclonale, Aducanumab, nel “ripulire” il cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer (AD) dall’amiloide, la proteina principalmente responsabili dell’AD. Questa  pubblicazione ha autorizzato l’avvio di studi di ricerca, o clinical trials, per testare l’efficacia e la sicurezza dell’anticorpo Aducanumab sui pazienti affetti da AD in tutto il mondo.

È di poche ore fa la notizia inattesa dell’interruzione di tutte queste sperimentazioni. La comunicazione ufficiale, arrivata dall’amministratore delegato della Biogen, casa farmaceutica produttrice di Aducanumab, adduce come principale motivo di tale decisione i risultati presentati da un comitato indipendente per il monitoraggio dei dati. Nello specifico, secondo l’analisi di futilità, ossia della incapacità di uno studio clinico di raggiungere i suoi obiettivi, il comitato indipendente ritiene improbabile che il trattamento possa indurre miglioramenti clinici significativi.

La notizia ci colpisce molto, perché in netto contrasto con alcuni dati presentati durante gli ultimi congressi internazionali. Ci uniamo al disappunto dei nostri pazienti e delle loro famiglie, che è superiore solo a quello di tutti noi, medici e ricercatori impegnati da decenni per dare loro risposte cliniche significative.

Da parte del Centro Alzheimer Fatebenefratelli, questo scacco non farà che raddoppiare la nostra energia e i nostri sforzi. Confidiamo che anche il resto della società civile non si perda d’animo e continui a lavorare per rendere la demenza di Alzheimer un capitolo dimenticato dei libri di testo di medicina del XX secolo.