Ballesteros S. et al. (2015)
Maintaining older brain functionality: A targeted review
Neurosci Biobehav Rev.
La società moderna, a causa dell’aumentata longevità e della riduzione del numero delle nascite, sta vivendo un momento di crescita esponenziale della percentuale di anziani sul totale della popolazione; nel 2060, in Europa ci si aspetta che questa percentuale raggiunga il 30%. Tale crescita è accompagnata da un ampio aumento del numero di persone che soffrono di declino cognitivo e demenza, numero che continuerà ad ingrandirsi nei decenni a venire. I costi della cura per le persone affette da demenza sono alti e sono destinati a raddoppiare nei prossimi 40 anni anche perché la percentuale di malati di Alzheimer, la forma più comune di demenza, è destinata a raddoppiare o triplicare nelle prossime decadi. Questa rassegna sintetizza i risultati degli studi più recenti, messi a punto per prevenire e/o ritardare il declino cognitivo negli anziani sani. Sebbene l’invecchiamento normale sia associato con cambiamenti cerebrali e cognitivi, molti anziani continuano a “funzionare” adeguatamente fino ad un’età molto avanzata. Il cervello umano, infatti, conserva la capacità di adattarsi a sfide fisiche, cognitive ed ambientali nonostante il declino nelle abilità senso-motorie e cognitive. La risposta che esso mette in atto contro tale declino che avviene nell’invecchiamento, ma che è presente durante tutta la vita per adattarsi ai mutamenti che la caratterizzano, è conosciuta come neuroplasticità ed è la capacità del cervello di modificare le connessioni tra i neuroni (cellule cerebrali) e la funzionalità cerebrale per far fronte ad un cambiamento ambientale. Gli studi presi in considerazione hanno mostrato che attività fisica, training cognitivi e impegno nel sociale hanno degli effetti protettivi e positivi, seppur in misura moderata, sulla riduzione del declino cognitivo. Alcuni interventi esaminati, che rispecchiavano le reali attività della vita quotidiana, sono risultati essere gli scenari più adatti per un intervento globale. In particolare, il ballo “amatoriale” e il Tai-Chi (ginnastica della tradizione cinese caratterizzata da movimenti lenti e coordinati, volta a migliorare l’equilibrio psicofisico) sono risultati essere i modelli a cui ispirarsi per implementare i prossimi interventi in quanto la danza combina attività fisica, impegno cognitivo e senso-motorio con aspetti emozionali e sociali; così come il Tai-Chi migliora la funzionalità fisica riducendo il rischio di cadute, depressione ed ansia.