A cura di Cristina Festari
Con l’acronimo BPSD (Behavioral and Psychological Symptoms of Dementia) i medici identificano la sintomatologia psichica e comportamentale che può accompagnare i disturbi cognitivi delle persone che soffrono di demenza. Esso comprende sintomi che complicano notevolmente la gestione del malato, quali deliri, allucinazioni, depressione, apatia, agitazione, aggressività, vagabondaggio, affaccendamento.
Sebbene numerose lineguida suggeriscano di preferire trattamenti non farmacologici, il ricorso ad ansiolitici, quali benzodiazepine, continua ad essere frequente. Ma qual è l’effetto dell’inserimento di questi farmaci nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer (AD)?
Un gruppo di ricercatori finlandesi, analizzando il database nazionale che raccoglie le informazioni sanitarie dei malati di AD nel periodo 2005-2011, hanno osservato che la percentuale di decessi nei pazienti che iniziavano ad assumere benzodiazepine, dopo 180 giorni di terapia, era del 13.4% contro 8.5% di chi non ne aveva mai fatto uso. Inoltre, questi farmaci erano associato ad un maggiore rischio di morte (adjusted hazard ratio = 1.4–1.6). Gli autori suggeriscono di non cronicizzare il trattamento ansiolitico e di preferire interventi non farmacologici.
Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29143367