A cura di Claudio Singh Solorzano
Shea MK, Barger K, Dawson-Hughes B, Leurgans SE, Fu X, James BD, Holland TM, Agarwal P, Wang J, Matuszek G, Heger NE, Schneider JA, Booth SL.
Brain vitamin D forms, cognitive decline, and neuropathology in community-dwelling older adults.
Alzheimers Dement. 2022 Dec 7. doi: 10.1002/alz.12836.
Negli ultimi anni, la concentrazione ematica di vitamina D ha assunto maggiore rilevanza nella ricerca relata ai fattori protettivi per il declino cognitivo e lo sviluppo di demenza. In particolare, una ridotta assunzione di vitamina D e bassi livelli ematici di 25(OH)D3 (metabolita principale della vitamina D) sono stati associati a maggiore rischio di declino cognitivo e demenza. Poco chiara risulta essere tuttavia l’associazione tra la concentrazione di vitamina D presente nel cervello e le funzioni cognitive.
Nel contesto del progetto “Rush Memory and Aging Project (MAP)”, un recente studio longitudinale durato 14 anni ha indagato se la concentrazione di vitamina D ematica e cerebrale fosse relata a decadimento cognitivo antemortem e segni neuropatologici relati a demenza postmortem in un campione di 290 soggetti cognitivamente sani (per la maggior parte caucasici e di genere femminile). Prima della morte dei partecipanti si è svolta una valutazione a cadenza annuale sia dei livelli ematici di 25(OH)D3 e di 25(OH)D3 libero che del funzionamento cognitivo del soggetto mediante una batteria di 19 test cognitivi. Nel periodo postmortem è avvenuta un’analisi istologica di campioni cerebrali per indagare segni neuropatologici relati alla demenza ed è stata misurata la concentrazione di 25(OH)D3, 1,25(OH)2D3 e vitamina D3 nella sostanza bianca peri-ventricolare anteriore, nella corteccia medio-temporale, nella corteccia medio-frontale, e nel cervelletto. I principali risultati dello studio hanno mostrato che una maggiore concentrazione di 25(OH)D3 in tutte le 4 aree del cervello valutate era relata in maniera significativa ad un migliore punteggio di memoria operativa, memoria semantica e di funzionamento cognitivo globale all’ultima visita antemortem. Inoltre, si è trovato che maggiori livelli di 25(OH)D3 nella sostanza bianca peri-ventricolare anteriore erano relati ad un minore decadimento cognitivo nel tempo e a migliori punteggi nei test di memoria episodica e di velocità percettiva all’ultima visita antermortem. Nessuna relazione significativa è stata trovata tra la concentrazione cerebrale di vitamina D e i segni neuropatologici di demenza trovati nei partecipanti. Inoltre, nessun risultato rilevante è stato trovato nella relazione tra la concentrazione ematica di vitamina D e sia il funzionamento cognitivo antemortem che i segni neuropatologici relati a demenza postmortem, nonostante la correlazione significativa tra valori ematici e cerebrali di vitamina D.
Questi risultati supportano l’idea di un potenziale effetto protettivo dei livelli cerebrali di vitamina D sul decadimento cognitivo ponendo le basi per ulteriori ricerche, che prevedano l’implementazione di tecniche di neuroimaging per la valutazione ante-mortem di vitamina D su campioni più ampi e diversificati di persone.
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