Liddle J. et al. (2015)
The biggest problem we’ve ever had to face”: how families manage driving cessation with people with dementia.
Int Psychogeriatr. 14:1-14
Poiché le abilità cognitive cruciali per una guida sicura vengono meno con l’insorgenza dalla patologia, le persone con demenza dovrebbero smettere di guidare già nelle prime fasi della malattia. Smettere di guidare è però un processo difficile che impone drastici cambiamenti di ruolo e di stile di vita nelle persone anziane e nei nuclei famigliari in cui esse sono inserite. Spesso il ritiro dalla guida comporta la perdita dell’accesso indipendente e flessibile alle attività sociali e del tempo libero e si correla all’aumento dei sintomi depressivi a isolamento sociale ed a una più precoce richiesta di cure residenziali. Ad oggi in letteratura, non ci sono studi ed indicazioni utili a supportare quelle famiglie che si trovano costrette a vietare la guida al caro malato. Sappiamo però che questa questione spesso crea all’interno della famiglia conflitti e tensioni. Per capire quali sono i vissuti e i bisogni dei pazienti e dei familiari riguardo a questo aspetto, si è svolto in Australia, uno studio con interviste condotte su 5 pazienti che hanno smesso di guidare, 12 loro familiari e 15 professionisti sanitari. Le risposte raccolte in queste interviste hanno evidenziato che c’è un ventaglio ampio di possibili reazioni e strategie di fronteggiamento del problema. L’efficacia delle differenti soluzioni varia di caso in caso a seconda del grado di collaborazione intrafamiliare, del tipo di rapporto tra familiare e paziente, dei fattori contestuali in cui il paziente si trova a vivere e dal grado in cui esso si identifica nel ruolo di “guidatore”. In generale non vi sono dunque linee guida efficaci a priori. Ciò che però sembra essere importante in tutti i casi, è la necessità di servizi che possano ovviare ai problemi logistici e organizzativi connessi alla cessazione dell’attività guida e che fungano da rete di supporto relazionale sia per il malato che per i familiari in questa fase di transizione. Inoltre, dallo studio è emerso che i familiari in grado di far sentire il paziente un passeggero attivo e coinvolto in ogni viaggio, riescono a gestire questo cambiamento innescando meno conflitti e tensioni. Infatti, alcune strategie facilmente attuabili come, per esempio chiedere al paziente di sistemare il volume dell’auto o consigli riguardo alla strada da percorrere, lo aiuterebbero a sentirsi ancora utile e competente nello svolgimento di attività ausiliarie ma comunque importanti.