Ong K. et al. (2013)
18F-florbetaben Aβ imaging in mild cognitive impairment.
Alzheimers Res Ther.
La principale ipotesi eziologica della malattia di Alzheimer (AD) si focalizza sull’eccessiva presenza di placche di beta-amiloide (Abeta) nel cervello. La demenza è solitamente preceduta da un periodo di transizione caratterizzato da declino cognitivo e chiamato “deterioramento cognitivo lieve” (MCI). L’MCI presenta un’oggettiva compromissione della memoria e/o di altri domini cognitivi, che tuttavia non interferisce significativamente con le attività quotidiane. La prevalenza di MCI nelle persone con più di 65 anni si aggira intorno al 10-20%; inoltre, si stima che circa il 10% degli individui affetti da MCI convertano a demenza ogni anno. I nuovi criteri diagnostici per l’AD e per l’MCI includono l’utilizzo dell’amyloid imaging, ovvero della tomografia a emissione di positroni (PET) per rilevare la presenza di Abeta nel cervello, nel corso dell’approfondimento diagnostico dei soggetti con declino cognitivo. Attualmente il radiotracciante PET più usato negli studi sulla demenza per marcare in vivo Abeta è il composto di Pittsburgh marcato con carbonio 11 (11C-PIB). Recentemente sono stati sviluppati nuovi radiotraccianti PET (ad es., 18F-florbetaben, 18F-florbetapir e 18F-flutemetamol) per l’identificazione di Abeta, marcati con fluoro 18 e la cui emivita, più lunga (109 minuti) di quella del 11C-PIB (20 minuti), ne permette l’utilizzo su larga scala.
Studi con amyloid imaging svolti su pazienti MCI hanno evidenziato un’associazione tra depositi cerebrali di Abeta e funzioni mnesiche, che si ipotizza sia mediata dall’atrofia ippocampale. Inoltre, nei pazienti MCI è emersa un’associazione tra la patologia vascolare, che si manifesta con iperintensità della sostanza bianca, e la compromissione cognitiva, soprattutto della memoria di lavoro, delle funzioni esecutive e delle abilità visuospaziali. L’obiettivo di questo studio era di rilevare la positività all’esame PET con 18F-florbetaben in una coorte di 45 pazienti MCI e di esplorare la relazione di Abeta con le performance cognitive, il volume ippocampale e l’iperintensità della sostanza bianca. E’ risultato che un 53% di tali pazienti era positivo all’esame, indicando una significativa presenza di depositi di Abeta nel cervello. I depositi di Abeta e il volume ippocampale erano correlati, rispettivamente, in modo positivo e negativo alla compromissione della memoria episodica, una condizione considerata prodromica per l’AD. L’iperintensità della sostanza bianca correlava negativamente con la cognitività non mnesica e questa correlazione era particolarmente evidente nel gruppo di pazienti MCI con alti depositi di Abeta. Da questo studio si evince che un carico alto di Abeta nel cervello di pazienti MCI è associato con una maggiore compromissione della memoria e che una sinergica interazione tra Abeta e iperintensità della sostanza bianca potrebbe avere un effetto sulle funzioni cognitive non mnesiche.