Slats D. et al. (2012)
Reciprocal interactions between sleep, circadian rhythms and Alzheimer’s disease: Focus on the role of hypocretin and melatonin.
Ageing Res Rev.

La malattia di Alzheimer (AD) è una malattia neurodegenerativa che si manifesta con progressiva perdita della memoria e graduale declino delle funzioni cognitive globali. Nel corso degli anni studi sulla popolazione mondiale hanno individuato numerosi fattori di rischio (ossia condizioni associate alla malattia dal punto di vista statistico che possono favorire o accelerarne il decorso), tra cui il sonno. I pazienti colpiti da AD manifestano diminuzione del sonno profondo, aumento della frequenza dei risvegli notturni, difficoltà ad addormentarsi, sregolatezza del sonno. Questi sintomi peggiorano con l’aggravarsi della malattia e ciò determina un abbassamento della qualità della vita del paziente e di chi lo accudisce (caregiver). Alcuni ricercatori hanno effettuato una revisione della letteratura disponibile da cui risulta esistere una strettissima correlazione tra AD, sonno e ritmi circadiani (ritmi fisiologici di 24 ore circa che regolano molte attività del corpo, tra cui il sonno-veglia). Studi recenti sottolineano che il sistema di regolazione del sonno e soprattutto i neurotrasmettitori melatonina e ipocretina giocano un ruolo cruciale a tal proposito. Nello specifico i risultati evidenziano un correlazione tra l’ipocretina, la melatonina e la proteina beta-amiloide (Abeta), la proteina che si accumula nel cervello determinando le placche che caratterizzano l’AD. La melatonina infatti agisce sul metabolismo della proteina precursore dell’Abeta (APP) e l’ipocretina ha una funzione regolatrice nella sintesi della melatonina. Nonostante l’esatta comprensione dei meccanismo sottostante non sia ancora del tutto chiara, l’approfondimento della ricerca in questo settore aiuterebbe a sviluppare nuove possibilità di gestione e trattamento dei sintomi.

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