Kryscio RJ et al. (2014)
Self-reported memory complaints: Implications from a longitudinal cohort with autopsies.
Neurology, 83:1359-1365.
Gli Autori hanno valutato se la salienza dei disturbi di memoria soggettivi (SMC) riferiti dai soggetti più anziani possa essere un possibile fattore predittivo del successivo deterioramento cognitivo, tenendo in considerazione anche eventuali fattori di rischio e neuropatologie.
Sono stati arruolati 531 soggetti cognitivamente intatti ed annualmente è stato chiesto loro se avessero notato qualche differenza nella loro memoria. Nel corso dello studio sono state inoltre effettuate 243 autopsie per studiare l’associazione tra SMC e neuropatologia di tipo Alzheimeriano. Più della metà della coorte ha riferito di avere SMC (55,7%), i quali sono stati associati con un aumentato rischio di deterioramento cognitivo. In media, dopo circa 9 anni dall’aver riferito la presenza di SMC, i soggetti progredivano verso lo stato di deterioramento cognitivo lieve (MCI) o di demenza. I soggetto con SMC ed almeno un allele APOE e4 avevano un rischio doppio di sviluppare deterioramento cognitivo (odds ratio aggiustato = 2.2). I fumatori con SMC progrediscono più rapidamente rispetto ai non fumatori, mentre le donne con terapia ormonale sostitutiva progredivano allo stato di demenza in tempi più lunghi. Dei 176 soggetti deceduti senza una diagnosi clinica di demenza, i SMC sono risultati associati con un elevato numero di placche di amiloide nella neocorteccia e nel lobo medio-temporale.
I soggetti che riferiscono di avere SMC sono ad un più elevato rischio di deterioramento cognitivo ed hanno livelli più elevati di neuropatologia di tipo Alzheimeriano, anche in assenza di sintomi clinici. I soggetti più anziani con SMC devono quindi esser monitorati poiché potenzialmente svilupperanno un declino cognitivo negli anni a seguire.