Roe CM et al. (2013)
Amyloid imaging and CSF biomarkers in predicting cognitive impairment up to 7.5 years later.
Neurology. 80:1784-1791.
I biomarcatori, sostanze che possono essere misurate nel corpo come indicatori di uno stato di malattia, potrebbero rilevare la presenza della malattia di Alzheimer (AD) addirittura forse oltre un decennio prima della comparsa dei sintomi della demenza. A tal proposito, il National Institute on Aging e l’Alzheimer’s Association hanno sottolineato l’urgenza di individuare i fattori che meglio predicano la progressione da uno stato di integrità cognitiva alla compromissione cognitiva e alla demenza di Alzheimer. I biomarcatori molecolari più studiati e maggiormente promettenti per l’AD sono le placche di amiloide (Abeta) ed i grovigli neurofibrillari, composti dalla proteina tau. In questo studio sono stati messi a confronto la tecnica dell’amyloid imaging, usata per identificare le placche di Abeta nel cervello, e la rachicentesi, che misura nel liquido cefalorachidiano le proteine Abeta, tau e tau fosforilata, per predire il deterioramento cognitivo in individui cognitivamente normali, di età compresa tra i 45 e gli 88 anni e seguiti per 7,5 anni. I risultati emersi hanno mostrato che livelli anormali di tutti i biomarcatori misurati erano associati con una maggior rapidità nella compromissione cognitiva. Tuttavia, alcuni soggetti con livelli anormali dei biomarcatori non mostravano declino cognitivo fino a 6.6 anni dopo la loro prima valutazione. Si è evidenziato che la combinazione dei biomarcatori prediceva meglio la progressione del deterioramento cognitivo rispetto ad un singolo biomarcatore. Tali risultati confermano che i biomarcatori dell’AD possono rilevare la presenza della patologia anni prima della sua manifestazione clinica. Essi potrebbero essere utili per individuare soggetti cognitivamente integri con un rischio maggiore di sviluppare l’AD da inserire in clinical trial di prevenzione secondaria.