A cura di Cristina Festari

La solitudine, un vissuto di isolamento sociale ed emozionale, è considerato un fattore di rischio per l’invecchiamento patologico, perché spesso associato ad un declino delle funzioni cognitive e dell’autonomia. Partendo da questo dato noto nella letteratura scientifica, un gruppo di ricercatori di Boston ha voluto analizzare l’associazione tra il livello di solitudine percepita e la presenza di placche di beta-amiloide, una proteina che si aggrega nel cervello dei pazienti affetti della malattia di Alzheimer (AD), in persone cognitivamente sane.
Analizzando un gruppo di 79 anziani, hanno osservato che le persone positive alla beta-amiloide (quelle nel cui cervello si aggrega tale proteina) si sentivano 7,5 volte più sole rispetto a quelle negative. La solitudine potrebbe essere un sintomo neuropsichiatrico importante per l’AD allo stadio preclinico e potrebbe essere interessante studiarne i fattori neurobiologici sottostanti.
Questa associazione non indica un nesso di causalità, ma, come afferma nell’editoriale il dott. Rosenberg, rappresenta un tentativo per individuare in modo veloce e non dispendioso le persone asintomatiche ma a rischio di sviluppare AD.
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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27806159