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EnglishA cura di Monica Almici
Transfer of a healthy microbiota reduces amyloid and tau pathology in an Alzheimer’s disease animal model.
Kim MS, Kim Y, Choi H, Kim W, Park S, Lee D, Kim DK, Kim HJ, Choi H, Hyun DW, Lee JY, Choi EY, Lee DS, Bae JW, Mook-Jung I.
Gut. 2020 Feb;69(2):283-294.
Nel corso della malattia di Alzheimer si osservano processi di infiammazione a livello cerebrale. Vista l’influenza del microbiota intestinale sullo sviluppo cerebrale e sulle funzioni cognitive, è ragionevole ipotizzare che questi cambiamenti possano avere un legame con le alterazioni nella composizione del microbiota stesso, recentemente osservate sia nei modelli animali che negli umani con malattia di Alzheimer.
È da questa osservazione che è nata l’idea di un gruppo di ricercatori coreani di studiare l’impatto del microbiota intestinale sulla patogenesi della malattia di Alzheimer. Gli studiosi hanno prelevato il microbiota intestinale da topi sani e l’hanno trasferito in topi transgenici con deficit di memoria, nel cui cervello erano presenti sia placche di amiloide che grovigli neurofibrillari di proteina tau; successivamente hanno osservato se si verificassero cambiamenti a livello cerebrale, periferico o sintomatico.
A seguito dei trasferimenti, i ricercatori hanno registrato effetti su più fronti: a livello cerebrale c’è stato un effetto benefico su pacche e grovigli e un’attivazione della gliosi reattiva; a livello periferico si sono riattivate l’attività dei macrofagi nell’intestino e la popolazione monocitica Ly6c nel sangue; infine a livello sintomatico vi è stato un miglioramento dei deficit di memoria.
I risultati sopracitati mostrano come squilibri nel microbiota intestinale contribuiscano, nei topi transgenici per la malattia di Alzheimer, alla patogenesi della stessa. I ricercatori concludono ipotizzando che l’omeostasi microbiotica possa avere effetti benefici per il trattamento della malattia di Alzheimer.
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