Avere nel proprio bagaglio genetico il polimorfismo APOE epsilon4 è un fattore di rischio predittivo per l’insorgenza di demenza ed è anche associato a cambiamenti anatomici e funzionali del cervello nell’età adulta e in persone anziane cognitivamente normali. Un gruppo di ricercatori della University of Oxford ha pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS uno studio per approfondire gli effetti del polimorfismo sul cervello in 18 giovani di età compresa tra i 20 e i 35 anni che presentavano il polimorfismo comparati ad altrettanti che non lo presentavano (controlli). L’attività cerebrale è stata studiata sia a riposo che durante un compito di memoria alla risonanza magnetica funzionale. I risultati hanno mostrato che nei portatori del polimorfismo si attiva maggiormente una “default mode network” (rete neuronale) che comprende le aree retrospleniali, le aree temporali mediali e le aree mediali – prefrontali della corteccia cerebrale rispetto ai controlli. Il compito di memoria invece, sempre nei portatori del polimorfismo, attivava maggiormente l’ippocampo, area deputata a produrre i ricordi e che è precocemente compromessa nella malattia di Alzheimer. Nessuna delle differenze nel funzionamento cerebrale dei portatori verso i non portatori del polimorfismo, dicono gli autori, sarebbe spiegabile in termini di differenze nelle prestazioni di memoria, di morfologia cerebrale o di attività cerebrale a riposo. Lo studio apre la strada a ricerche future per cercare di capire come il funzionamento cerebrale in giovane età può contribuire a prevenire o favorire l’insorgenza della demenza.
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