Minami SS et al. (2014)
Progranulin protects against amyloid β deposition and toxicity in Alzheimer’s disease mouse models.
Nat Med. 20:1157-1164.
Il ruolo della progranulina, espressa nei neuroni e nelle microglia, è quello di modulare la neuroinfiammazione. La carenza di progranulina si traduce nei topi in un aumento sia dell’espressione delle citochine proinfiammatorie, che dell’attivazione della microglia e dell’astrogliosi. Un elevato stato di proinfiammazione contribuisce alla patogenesi di alcune malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Alzheimer (AD). La carenza di progranulina è associata ad un alto rischio di sviluppare AD, ed è stato rilevato che i livelli di progranulina sono aumentati nella microglia che circonda le placche di amiloide; tuttavia resta ancora da capire se tale aumento sia protettivo o nocivo. Aploinsufficienza nel gene che codifica per la progranulina (GRN) causa la degenerazione frontotemporale lobare (FTLD) e polimorfismi in tale gene sono associati ad AD con esordio tardivo.Questo studio dimostra che la progranulina inibisce la deposizione di beta amiloide nel cervello e protegge contro la sua tossicità: riducendo selettivamente l’espressione mitocondriale della progranulina in modelli murini dell’AD, la fagocitosi mediata dalla microglia ne risulta infatti danneggiata, viene aumentato l’accumulo di placche e si aggravano i deficit cognitivi, successivi a perdita neuronale, in particolare a livello dell’ippocampo. Questi risultati dimostrano un ruolo causale della riduzione della progranulina nella patogenesi dell’AD, in linea con le conoscenze genetiche. Di conseguenza, le terapie che aumentino i livelli di progranulina sviluppate per il trattamento della FTLD, potrebbero essere di beneficio per AD.