A cura di Cristina Festari e Michela Rampini
Il 17 dicembre, l’Agenzia del farmaco Europea (European Medicines Agency, EMA) ha negato l’autorizzazione alla commercializzazione di Aduhelm (Aducanumab) il primo trattamento che, diversamente dai farmaci sintomatici attualmente in commercio, agisce direttamente sulle cause della malattia di Alzheimer riducendo l’amiloidosi cerebrale.
Il parere si basa sull’analisi dei risultati presentati da Biogen, la casa farmaceutica produttrice, relativi ai due studi principali su oltre 3.000 pazienti con malattia di Alzheimer allo stadio iniziale. Riportiamo per esteso le motivazioni che accompagnano il parere, fruibile al seguente link (https://www.ema.europa.eu/en/medicines/human/summaries-opinion/aduhelm).
L’Agenzia europea ha osservato che anche se Aduhelm riduce l’accumulo di Beta-amiloide nel cervello, il legame tra questo effetto e il miglioramento clinico non è ancora stabilito. I risultati dei due studi principali sono stati contrastanti e non hanno mostrato nel complesso che Aduhelm fosse efficace nel trattamento di adulti con malattia di Alzheimer allo stadio iniziale. Inoltre, gli studi non hanno dimostrato che il farmaco fosse sufficientemente sicuro, poiché le immagini delle scansioni cerebrali di alcuni pazienti hanno mostrato anomalie suggestive di gonfiore o sanguinamento, che potrebbero potenzialmente causare danni. Inoltre, non è chiaro se queste anomalie possano essere adeguatamente monitorate e gestite nella pratica clinica.
Perché il parere di EMA differisce da quello espresso da Food and Drug Administration (FDA, agenzia del farmaco americana) a giugno?
L’approvazione della FDA si basa su un percorso diverso, l’approvazione con procedura accelerata, che tiene conto dell’effetto del farmaco su un marcatore surrogato (secondario) che si ritiene possa predire il beneficio clinico, ma non è di per sé una misura di beneficio clinico. Sulla base dei risultati dei due studi, che hanno dimostrato l’efficacia di Aduhelm nella riduzione dell’amiloide (obiettivo secondario dello studio), la FDA ha quindi ritenuto “ragionevolmente probabile” che il farmaco possa apportare un beneficio clinico (obiettivo primario dello studio). Per verificare che il farmaco porti ad un beneficio clinico, la FDA ha richiesto uno studio post-approvazione, che dovrebbe prendere avvio in alcuni centri sperimentali americani selezionati a partire da maggio 2022.
EMA, come si legge nel parere, basandosi principalmente sugli incerti risultati relativi all’obiettivo primario, ha ritenuto che i benefici di Aduhelm non superassero i rischi e ha espresso parere negativo all’autorizzazione alla commercializzazione.
Biogen ha già dichiarato che chiederà un riesame dopo il parere negativo, ed EMA dovrà fornire una risposta definitiva entro 60 giorni. Priya Singhal, capo della Global Safety & Regulatory Sciences e capo ad interim della Ricerca e Sviluppo di Biogen, ha dichiarato: “Come parte del processo di riesame, cercheremo di affrontare i motivi del rifiuto del CHMP, con l’obiettivo di rendere questo farmaco disponibile nell’UE. I pazienti europei meritano l’accesso a trattamenti innovativi per il morbo di Alzheimer” (Update on Regulatory Submission for Aducanumab in the European Union | Biogen).
Buongiorno.
La prudenza di EMA, nel negare l’approvazione dell’utilizzo del farmaco Aducanumab pare ragionevole e attendistica di risultati più conclamati, ma sarebbe opportuno anche promuovere sperimentazioni che contribuiscano a dare un supporto e un aiuto a queste ricerche e non solo aspettare che siano altri a caricarsi l’onere della ricerca.
Ne va del beneficio di tutti.
Cordiali saluti e auguri di buone feste.
Gentile lettore, comprendiamo il suo punto di vista.
Come ricercatori in questo ambito possiamo dirle con certezza che tanti sono i colleghi impegnati, su vari fronti, a condurre sperimentazioni diverse, con l’obiettivo comune del beneficio al malato.
Auguriamo anche a lei serene festività.
Lo staff del sito centroalzheimer.org