Crawford TJ. et al. (2012)
The role of working memory and attentional disengagement on inhibitory control: effects of aging and Alzheimer’s disease
AGE.

La malattia di Alzheimer (AD) è la più comune forma di demenza che è caratterizzata, tra le altre cose, per la perdita delle memoria e le difficoltà di ragionamento. Comunemente la diagnosi di AD implica test neuropsicologici di lunga durata ma spesso i pazienti hanno difficoltà a portarli a termine per problemi di comprensione e/o di concentrazione e questo può risultare per loro molto frustrante. Una recente ricerca condotta in Inghilterra ha sostenuto che un test di “eye-tracking” (registrazione del movimento oculare) potrebbe essere un valido supporto per la diagnosi precoce dell’AD. L’ipotesi è che i movimenti dell’occhio determinati dal cervello siano lo strumento per esaminare abilità cognitive come attenzione, inibizione cognitiva e memoria. Lo studio ha esaminato 75 soggetti (25 con AD lieve, 18 con Parkinson, 35 sani), a cui veniva chiesto di seguire con lo sguardo i movimenti di una luce sul monitor di un computer e/o di distogliere lo sguardo improvvisamente. Le registrazioni di eye-tracking hanno mostrato che i pazienti con lieve AD commettevano errori quando veniva loro chiesto di distogliere lo sguardo dalla luce senza riuscire poi a correggersi, nonostante fossero perfettamente in grado di seguire lo stimolo luminoso. Questi errori erano 10 volte più frequenti nei pazienti affetti da AD rispetto al gruppo di controllo. E’ stata inoltre misurata l’attività della memoria nei pazienti AD mostrando una correlazione tra questa difficoltà e un abbassamento delle prestazione mnestiche. I ricercatori hanno sostento che la difficoltà nel correggere gli errori è probabilmente causata da un problema nei processi di memoria che permettono di immagazzinare la posizione spaziale degli oggetti nell’ambiente. Questo semplice test potrebbe quindi giocare un ruolo fondamentale nel processo di diagnosi poiché permetterebbe di identificare precocemente difficoltà tipicamente associate all’insorgere della malattia.

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