A cura di Michela Rampini

Predictive Factors of Rapid Cognitive Decline in Patients with Alzheimer Disease.
Barbe C., Morrone I., Novella J.L, Dramè M., et al.
Dement Geriatr Cogn Disord Extra 2016; 6:549-558 DOI: 10.1159/000450975

Un gruppo di ricercatori francesi ha condotto uno studio per capire se ci fossero e quali fossero i fattori predittivi e di rischio del rapido declino cognitivo in pazienti con malattia di Alzheimer lieve o moderata. Hanno definito “rapido declino cognitivo” una perdita di almeno 3 punti al test Mini-Mental State Examination (MMSE) nel corso di 12 mesi.
Lo studio ha coinvolto 123 pazienti seguiti presso 7 ospedali in Francia e Svizzera. Le funzioni cognitive di questi pazienti venivano valutati ad una visita iniziale ed a distanza di 12 mesi.  I risultati hanno confermato l’esistenza di alcuni fattori protettivi e di rischio per il rapido declino cognitivo.  Ad esempio l’essere assisiti da un membro della famiglia (partner o figlia/o), piuttosto che da una badante o da un parente, costituisce un fattore protettivo; questo perché i caregiver (le persone che si occupano principalmente della cura e della gestione del malato) che conoscono meglio i gusti e gli interessi del proprio familiare sono più abili nell’ingaggiarlo in attività per quest’ultimo interessanti, cognitivamente stimolanti e utili al suo benessere. Un altro importante fattore protettivo sembra essere il mantenimento dell’autonomia del malato nelle attività di base di cura ed igiene personale: l’autonomia in questo tipo di attività, aiuta il paziente a conservare un buon livello di autostima personale prevenendo così il declino cognitivo. Lo studio ha evidenziato che un alto livello di stress del caregiver costituiva un fattore di rischio: caregiver sopraffatti dal peso dell’assistenza spesso mettono in atto comportamenti inappropriati nei confronti del malato o, ricevendo scarso supporto e aiuto in questo difficile ruolo, si vedono costretti ad istituzionalizzare il malato.

Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28101101