A cura di Monica Almici

Holland TM, Agarwal P, Wang Y, Leurgans SE, Bennett DA, Booth SL, Morris MC.
Dietary flavonols and risk of Alzheimer dementia.
Neurology 2020; 94 (1-8). PMID: 31996451.

“Senza fosforo non c’è pensiero”, affermava nel 1850 il medico e fisiologo olandese Jakob Moleschott nel suo “Trattato dell’alimentazione per il popolo”. Da allora iniziò a diffondersi l’idea secondo cui ciò che mangiamo avrebbe effetto sulla nostra mente. Si diffusero numerosi studi sull’importanza della dieta per la salute, anche allo scopo di comprendere se l’alimentazione potesse rappresentare un fattore protettivo nei confronti di alcune malattie legate all’invecchiamento. 

Il presente studio ha indagato la possibile relazione tra l’assunzione di flavonoli e la malattia di Alzheimer. I flavonoli fanno parte della famiglia dei polifenoli, il più numeroso gruppo di sostanze naturamente presenti nel regno vegetale, nonché gli antiossidanti naturali più abbondanti nella dieta umana. Una coorte di 921 soggetti istituzionalizzati, con età media di 81 anni e a maggioranza femminile (75%), sono stati valutati annualmente tramite un esame neurologico e un rilevamento delle abitudini alimentari. I soggetti, seguiti per sei anni, non avevano demenza all’inizio dell’osservazione; 220 di loro l’hanno sviluppata nel corso dello studio. Gli autori hanno osservato che l’incidenza dell’Alzheimer era inversamente proporzionale all’assunzione di flavonoli. Tale effetto si manteneva anche al netto di possibili fattori confondenti quali età, sesso, livello di istruzione, genotipo apoE ԑ4, coinvolgimento in attività fisiche e cognitive. Canferolo, miricetina e isoramentina si sono rivelati i flavonoli con l’effetto protettivo; tali sostanze sono presenti in: cavoli, fagioli, tè, spinaci e broccoli il canferolo; tè la miricerina; pere, olio d’oliva vino e salsa di pomodoro l’isoramentina. La quercitina invece, nota per gli effetti protettivi legati a malattie vascolari, non è risultata associata alla diminuzione del rischio di demenza. Nonostante le debite cautele nell’interpretazione e generalizzazione dei risultati, l’assunzione regolare di frutta, verdura e tè potrebbe rappresentare un intervento di prevenzione primaria economico ed accessibile su larga scala.

Potete trovare maggiori informazioni a questo link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31996451