Roe CM et al. (2011)
Cerebrospinal fluid biomarkers, education, brain volume, and future cognition.
Arch Neurol. 68:1145-1151.

Oggi è noto che i livelli dei biomarcatori utili per identificare la demenza di tipo Alzheimer (AD) diventano anomali addirittura dieci anni prima che i sintomi clinici della malattia compaiano. Per tale ragione risulta fondamentale poter stimare il tempo che intercorre fra l’alterazione di questi marcatori e l’insorgenza di deficit cognitivi, nonché comprendere i fattori che influenzano il tempo di comparsa della malattia. Questo recente studio longitudinale ha seguito per un periodo medio di circa 3 anni un gruppo di 197 individui (dai 50 anni in poi) con funzioni cognitive normali al fine di valutare come la combinazione di biomarcatori del fluido cerebrospinale (beta-amiloide, tau e tau fosforilata) con i livelli d’istruzione e il volume cerebrale possa prevedere l’incidenza del deficit cognitivo. I risultati indicano che elevati livelli d’istruzione e maggior volume cerebrale sembrano rallentare il tasso di insorgenza del deterioramento cognitivo, anche in presenza di anomalie legate alla proteina tau nel liquor cerebrospinale, mentre gli individui con bassi livelli di istruzione e volumi cerebrali più piccoli sembrano avere un esordio di malattia più precoce. Lo studio supporta l’ipotesi della riserva cognitiva teorizzata da altri ricercatori, secondo la quale maggiori livelli di istruzione potrebbero fornire resistenza alla demenza anche in presenza di danni cerebrali, perché associati all’utilizzo di particolari approcci cognitivi di elaborazione delle informazioni ed all’attivazione di processi di compensazione sufficienti a mantenere un buon funzionamento intellettivo.

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